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Beppe Grillo visto da Wall Street

Beppe Grillo? Un politico in ascesa, anti-establishment certo, ma tutt’altro che populista. A lasciarlo intendere non è uno dei tanti opinionisti che affollano i talk show in questo periodo elettorale, ma l’autorevole Wall Street Journal che traccia un approfondito ritratto del comico genovese.

Secondo gli ultimi sondaggi citati dal Wsj, disponibili prima dello stop previsto dalla legge lo scorso 8 febbraio, il Movimento 5 Stelle guidato da Grillo si attesterebbe su una percentuale del 18%, al terzo posto nel gradimento degli elettori dopo il Pd di Bersani e il Pdl di Berlusconi e un gradino sopra il neonato Scelta Civica, fondato dal premier dimissionario Mario Monti.

Percentuali, rimarca la testata finanziaria americana, che attribuirebbero al M5S ben 80 parlamentari, fondamentali nella prossima legislatura, chiamata ad affrontare i gravi problemi in cui versa il Paese, primi fra tutti disoccupazione e debito pubblico, per i quali il partito di Grillo dice di avere in mano la soluzione.

“Questo mondo, il modello occidentale, ha fallito. Ora serve un piano B. E noi siamo il piano B”, ha dichiarato Grillo in un’intervista rilasciata a Verona, una delle tappe del suo tour elettorale, secondo quanto riportato dal Wsj. “Noi ci siamo diffusi come un virus”.

Un “virus” che il quotidiano attraverso i due corrispondenti dall’Italia racconta minuziosamente, partendo dagli esordi negli anni ’80 nei cabaret di Milano, alla parentesi televisiva, fino all’allontanamento dalla Rai un’esperienza che “lo ha reso scettico” del panorama italiano, “attirandolo verso nuovi sbocchi”.

Un’ascesa intelligente, costruita soprattutto attraverso i nuovi media come la Rete, utilizzati principalmente dai giovani, le vere vittime di questa crisi economica, e con un contatto umano forte nelle piazze, nota il Wsj.

I sostenitori e i critici di Grillo – si legge nell’articolo – dicono che la crescita del M5S sia una misura della disaffezione che c’è tra gli elettori italiani, che non possono più digerire i partiti tradizionali del paese e i loro politici longevi. Molti elettori biasimano queste élite nazionali per aver gestito male l’economia per decenni, guidando il paese a un livello d’indebitamento così alto, – in questo momento è al 126% del Pil  – che ha risucchiato l’Italia nella crisi europea dei debiti sovrani dello scorso anno.

Ma quali risposte offre Grillo ai preoccupati cittadini italiani? Il Wsj ne elenca alcune, dal reddito di sostentamento di 1000 euro al mese per i disoccupati (sarebbe erogato per tre anni e perso dopo aver rifiutato tre lavori), partecipazione dei cittadini e condivisione massima dell’attività legislativa attraverso la consultazione in Rete e il divieto per i politici con precedenti penali di candidarsi in Parlamento per contrastare corruzione e altri illeciti.

Il punto più insidioso del suo programma, però, prevede la promessa di tenere un referendum sulla permanenza o meno dell’Italia nella zona euro, elemento criticato un po’ da tutte le forze politiche in campo.

E poi nazionalizzazione d’istituti di credito (Mps su tutti) e ristrutturazioni dell’intero sistema bancario, ma anche dei colossi Eni e Telecom.

Posizioni radicali, spesso gridate, che hanno permesso ai suoi critici di definirlo “un moderno Girolamo Savonarola”, ardente predicatore del XV secolo, i cui sostenitori bruciavano tutto ciò considerato peccato.

Ciò non ha spostato di una virgola il suo “linguaggio colorito”, che anzi gli ha attirato le simpatie di molti indecisi, da sinistra a destra.

Basterà a garantire a Grillo e al suo partito un posto al sole nel prossimo Parlamento? Questo è da vedere, ma per ora, è il consiglio del Wsj ai politici italiani, prendetelo sul serio.

 

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