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Bertone tra Ferrara e Melloni

Difficile negare che in seno alla Chiesa e alla Curia romana vi siano lotte e contrasti, come ha dimostrato il caso Vatileaks. Lo stesso Benedetto XVI – che in passato ha anche ammonito i vescovi con la citazione di San Paolo “se vi mordete e divorate a vicenda” – aveva denunciato, alla ultima messa per il mercoledì delle ceneri, che il volto della Chiesa a volte è “deturpato” dalle divisioni.

Quanto ai mass media, se negli anni passati diversi esponenti di Curia avevano lamentato l’eccesso di critiche giornalistiche sul caso della pedofilia (il cardinale Angelo Sodano, contestato poi dal cardinale Christoph Schoenborn, aveva parlato di “chiacchiericcio”), il Papa in persona, in occasione di un viaggio in Portogallo, aveva dichiarato: “Oggi le più grandi persecuzioni alla Chiesa non vengono da fuori, ma dai peccati dentro la Chiesa stessa”.

Venendo a questi giorni, il cardinale Gianfranco Ravasi, che ha guidato gli esercizi spirituali di Quaresima per il Papa e la Curia, ha ricordato, ieri sera, che “Benedetto XVI ci ha ricordato tante volte” che parole come “divisione, dissidi, carrierismi, gelosie – sono parte dell’esperienza, del peso e della fatica dello stare insieme”. E stamane, prima del commiato, ha evidenziato: “Qualcuno mi ha detto di domandare perdono per quanto non siamo stati capaci di fare per sostenerlo nel suo ministero”.

Più in generale, il Papa, da parte sua, ha ringraziato Ravasi (“Il Signore saprà, Venerato Fratello, ricompensarLa per questo impegno”), sottolineando che il “molto bello” della creazione “è permanentemente contraddetto, in questo mondo, dal male, dalla sofferenza, dalla corruzione. E sembra quasi che il maligno voglia permanentemente sporcare la creazione, per contraddire Dio e per rendere irriconoscibile la sua veritŕ e la sua bellezza”. Benedetto XVI ha poi concluso il suo ringraziando i membri della Curia “e non solo per questa settimana, ma per questi otto anni, in cui avete portato con me, con grande competenza, affetto, amore, fede, il peso del ministero petrino”.

La reazione di Bertone

La reazione del Vaticano, e in paricolare della Segreteria di Stato, va letta però in prospettiva. Più volte, negli anni scorsi, il governo del cardinale Tarcisio Bertone è stato bersaglio di critiche più o meno aperte. Il “caso Boffo” e la vicenda Vatileaks, in particolare, hanno fatto emergere molti malumori nei confronti del principale collaboratore del Papa.

Tanto che piů volte, privatamente e pubblicamente, Benedetto XVI ha difeso Bertone, anche nei confronti di quei cardinali – l’ultimo episodio è stato raccontato di recente dal porporato tedesco Joachim Meisner – gli chiedevano di sostituirlo.

Nell’entourage di Bertone ha preso corpo, nel corso degli anni, la convinzione che, al di là del merito delle critiche, si muovessero attacchi preconcette e manovre ostili. Sfociata oggi, a ridosso della sede vacante, nel comunicato in cui si paragonano le critiche mediatiche alle trame degli Stati esteri.

Il duello Ferrara-Melloni

Proprio oggi, peraltro, un giornalista esperto di cose vaticane, il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara (che mesi fa aveva auspicato un passo indietro di Benedetto XVI per rilanciare le idee del suo Pontificato), aveva scritto un editoriale intitolato `trategia della Calunnia, nel quale scrive: “Potere, morbosità sessuale, avidità, abiezione: i grandi media si fanno strumento di delazione anonima, e umiliano milioni di lettori, di fedeli e di laici. Clero e fedeli rompano l’avvilente assedio secolarista”.

La pensa diversamente lo storico conciliarista Alberto Melloni, che su Twitter, in inglese, ha commentato: “Coloro che dicono che il Conclave è minacciato dai media, sono coloro che stanno lavorando per un Papa-sceriffo”.

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