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L’economia? Questione di sicurezza nazionale

“Affrontare il cambiamento con il cambiamento”. Il proposito non è lo slogan di un partito politico o di un’azienda. È la cifra con la quale i servizi segreti italiani intendono affrontare le nuove sfide per la sicurezza nazionale. Questa consapevolezza emerge in modo esplicito nell’ormai tradizionale Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza inviata ai due rami del Parlamento. Il documento, consultabile pubblicamente sul sito istituzionale www.sicurezzanazionale.gov.it, è ricco di analisi interessanti e in questa edizione, per la prima volta, si può leggere un capitolo dedicato ad “analisi e scenari”. La novità non è di poco conto. Fissare nero su bianco quali saranno gli indirizzi strategici del lavoro dell’intelligence fa parte di quel processo di trasparenza e diffusione della cultura della sicurezza che è necessario.

Nel merito, per il 2012 gli 007 italiani hanno ravvisato e monitorato diverse fonti di possibile minaccia. Mettendo fra parentesi tutto il lavoro di analisi geopolitica (molto corposo e rilevante), il rischio più grave è sicuramente riconducibile alla persistente crisi economica che attanaglia il Paese. Il problema non si manifesta tanto nella dimensione politica e dell’ordine pubblico. Piuttosto, la debolezza – anche finanziaria – dell’Italia la rende vulnerabile sul piano dell’interesse nazionale declinato sul piano economico. Le nostre imprese, spiegano al Dis, sono sensibili ad azioni esterne che possono essere ostili e determinare il cambio di proprietà e con esso il trasferimento di brevetti e tecnologie che sono fondamentali per la nostra competitività. Il tema ha con la cybersecurity la massima priorità.

Laddove politica e media fanno corto circuito e generano dibattiti surreali, è utile che i servizi segreti aiutino parlamentari (e giornalisti) nel riconoscere alcune “criticità” come il “rischio di sostituzione, con operatori di riferimento, delle aziende italiane attive nell’indotto industriale interessato dall’investimento diretto ovvero proprietarie di tecnologie di nicchia, impiegate nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza nazionale, come pure nella gestione di infrastrutture critiche del Paese”. Qui gli 007 sollecitano non solo a non sottovalutare il valore intrinseco di un campione nazionale quale Finmeccanica ma segnalano altresì il carattere strategico di Pmi che operano lungo la filera e che hanno, per esempio, una prevalenza nel settore dell’elettronica. Vengono quindi descritti i rischi derivanti dalla stretta finanziaria e bancaria che rende più deboli e insicure le aziende e quindi più facilmente prede della criminalità o di acquisizioni ostili.

In questo senso, il ruolo dei fondi sovrani viene valutato con misurata e realistica “preoccupazione”. Del resto, il fatto che la guida del Dis sia stata affidata a Gianpiero Massolo, ex segretario generale della Farnesina, la dice lunga sulla consapevolezza che la battaglia per i grandi interessi – economici, politici e nazionali – si gioca ormai quasi esclusivamente sulla scacchiera globale. Ora, questa consapevolezza deve essere oggetto di un positivo contagio presso il Parlamento e l’opinione pubblica. Intelligence economica e sicurezza cyber sono le due materie in assoluto più interessanti rispetto le quali appare necessario articolare una diversa e più efficace relazione fra Stato, privati e enti di ricerca (università e think tank). Molto è stato fatto, tanto ancora si può e deve fare.

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