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Padre Lombardi bacchetta il libro di Agca

“Non è vero che Agca avesse parlato al Papa dell’Ayatollah Khomeyni e dell’Iran come mandante nel corso del colloquio in carcere” e “non è vero che in Vaticano si ritenesse fondata una pista islamica”. Così il portavoce vaticano, Federico Lombardi, a commento di un libro di Ali Agca, in uscito in libreria con Chiarelettere, sull’attentato a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro il 13 maggio 1981.

“Non è vero che Giovanni Paolo II abbia invitato Agca a convertirsi al cristianesimo e gli abbia inviato una lettera in carcere”, prosegue Lombardi in un commento su Radio vaticana.
“Non è vero che il Card. Ratzinger abbia scritto delle lettere ad Agca. Non è vero che Navarro-Valls abbia voluto far riferimento a una pista islamica del caso Orlandi e dell`attentato al Papa”.

La smentita del Vaticano riguarda, in primis, il celebre colloquio che Giovanni Paolo II ebbe con Ali Agca nel carcere di Rebibbia, il 27 dicembre 1983. Secondo il terrorista turco dei Lupi grigi, dopo un primo scambio a proposito del terzo segreto di Fatima, il Papa avrebbe posto esplicitamente la domanda cruciale: “Chi ti ha mandato ad uccidermi?”. La risposta sarebbe stata “Khomeyni e il governo iraniano”. Il Papa gli avrebbe poi rivolto l’invito a convertirsi al cristianesimo. “Questa volta dobbiamo credere ad Agca?”, si domanda Lombardi. “Penso proprio di no. Mi sono preoccupato di fare le verifiche che mi spettavano più direttamente e che potevo compiere con persone precise dell`ambito vaticano su quanto affermato nel libro. Ho incontrato e interrogato il card. Stanislaw Dziwisz su alcuni punti molto concreti. Anzitutto, naturalmente, sul colloquio in carcere fra Giovanni Paolo II ed Agca. Il Segretario di Giovanni Paolo II ha una memoria molto viva, in particolare di tutto ciò che riguarda l`attentato. E non c`è da stupirsene. Ora, il Segretario del Papa era presente al colloquio nella cella, naturalmente con il consenso del Papa e, anche se non vicinissimo, poteva sentire con sicurezza il colloquio. La sua testimonianza è quindi fondamentale. Egli conferma come i due interlocutori abbiano parlato del segreto di Fatima e dell`inspiegabilità della sopravvivenza del Papa, ma nega recisamente e assolutamente che si sia parlato dei mandanti e dell`Ayatollah Khomeyni, e che il Papa abbia invitato l`attentatore a convertirsi al cristianesimo.
Nega anche quanto viene detto nel libro su una successiva lettera di Giovanni Paolo II ad Agca per tornare a invitarlo alla conversione: secondo il Segretario una simile lettera non c`è mai stata”.

“Nel libro – prosegue Lombardi – si parla anche di “diverse lettere dell`allora card.
Joseph Ratzinger”, presentate come “lettere spirituali nelle quali dice di pregare assieme al Papa per me, e di pregare anche per la mia conversione. Per scrupolo, mi sono preoccupato di sapere oggi dall’allora card. Ratzinger, se veramente aveva scritto delle lettere ad Agca. E la risposta è stata molto chiara: che egli aveva sì ricevuto delle lettere da Agca (non bisogna stupirsi, perché molti ne hanno ricevute: anche io!), ma non aveva mai risposto. Naturalmente Agca dice di aver stracciato tutte queste lettere papali e cardinalizie perché era “ancora un combattente islamico e non poteva tenere con sé testi simili”. Ma guarda un po’…”.

Ancora, “Agca del libro lascia intendere alcune volte che in Vaticano si prendesse in considerazione anche la “pista islamica” come spiegazione dell`attentato al Papa. E cita a questo proposito delle presunte dichiarazioni di Joaquin Navarro-Valls, che nel contesto della scomparsa di Emanuela Orlandi nel 1983 avrebbe detto: “Potrebbe trattarsi di fondamentalisti musulmani che si illudono di poter liberare Agca”. Il libro afferma: “Il Vaticano fa vedere di aver capito. C`è il fondamentalismo islamico dietro il rapimento di Emanuela e, dunque, dietro l`attentato a Giovanni Paolo II”. Ma Navarro-Valls diventerà portavoce solo il 4 dicembre 1984 e nega decisamente di essersi occupato della scomparsa di Emanuela e di aver mai preso in considerazione una “pista islamica” dell`attentato. Anche il card. Dziwisz nega risolutamente che in Vaticano si sia considerata come attendibile una “pista islamica”, anzi sembra che proprio non se ne sia praticamente mai parlato. Del resto è del tutto incredibile che, se il Papa ne fosse stato veramente informato e ci avesse creduto, non ne fosse neppure trapelato il minimo sentore”.

Sarcastica la conclusione del portavoce vaticano. “Insomma, praticamente tutto quello che era di mia competenza e che ho potuto verificare è falso. Le oltre cento versioni dei fatti che finora Agca ha dato e a cui ora si aggiunge quest`ultima sono un po` troppe perché adesso possiamo credergli”.

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