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Perché è stato arrestato Francesco Bellavista Caltagirone

Arrestati per frode nei lavori di costruzione del “porto della Concordia” di Fiumicino il costruttore romano Francesco Bellavista Caltagirone e una persona di sua fiducia, Emanuele Giovagnoli, legale rappresentante di diritto di alcune società.

Il reato ipotizzato nei loro confronti è frode nelle pubbliche forniture e di appropriazione indebita, mentre a Bellavista Caltagirone è contestato anche il trasferimento fraudolento di denaro a terzi.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal gip del Tribunale di Civitavecchia Chiara Gallo – sono state eseguite stamattina dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma e i provvedimenti s’inseriscono nelle indagini, coordinate dalla Procura di Civitavecchia, del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, sulla realizzazione del porto turistico di Fiumicino, che nel novembre scorso avevano già portato al sequestro dell’intera area del cantiere, per una estensione di circa un milione di metri quadri.

Secondo la Procura, i due arrestati sono responsabili di un sistema di attribuzione fittizia a soggetti terzi di complessivi 35 milioni di euro, oggetto di distrazioni a danno di due società del gruppo imprenditoriale Acqua Marcia di Roma, riconducibile a Francesco Bellavista Caltagirone.

I rapporti tra general contractor e altre imprese

Nei mesi scorsi nell’ambito dell’operazione Maremosso le Fiamme Gialle avevano esaminato i rapporti economici e contrattuali fra la società general contractor – appartenente al gruppo Acqua Marcia – ed altre imprese, cui venivano subappaltati i lavori, riconducibili sempre, direttamente o indirettamente, al gruppo societario di Bellavista Caltagirone. Era così emerso che il porto era stato parzialmente eseguito con caratteristiche tali da pregiudicarne la stabilità nel tempo, con il profilarsi di gravi violazioni delle obbligazioni assunte dalla concessionaria nei confronti dell’ente concedente.

Chi era stato iscritto nel registro degli indagati

L’autorità giudiziaria aveva pertanto iscritto nel registro degli indagati 7 persone, a titolo di concorso, tra cui Francesco Bellavista Caltagirone (‘dominus’ ed amministratore di fatto del gruppo imprenditoriale), i legali rappresentanti delle società subappaltatrici e il direttore dei lavori, per il reato di frode nelle pubbliche forniture. Era stato anche disposto il sequestro preventivo dell’intera area del cantiere del porto, destinato a divenire uno dei più importanti porti turistici a livello europeo, con una capacità ricettiva di circa 1.500 posti barca.

Le difformità riscontrate dai magistrati

Le difformità riscontrate sono apparse così significative e rilevanti, accompagnate da attività dissimulatorie a tal punto evidenti da integrare, da un lato, condotte di plurimo inadempimento contrattuale e, dall’altro, da essere concretamente idonee a pregiudicare, in maniera significativa, anche in termini di sicurezza e di pubblica incolumità, la funzione economico sociale dell’opera pubblica stessa.

Le conclusioni della Guardia di Finanza

Secondo la Guardia di Finanza le modalità con cui il concessionario ha gestito contrattualmente l’esecuzione dei lavori, attraverso una catena di appalti e subappalti, presentano molteplici anomalie non spiegabili se non con il tentativo di mascherare intenti fraudolenti: contratti di sub-affidamento stipulati a distanza di un sol giorno l’uno dall’altro; mancanza, da parte delle società interessate, delle potenzialità strutturali per procedere autonomamente ai lavori; dinamica dei prezzi nei subappalti tale da far sì che, a fronte di un costo ipotizzato per la realizzazione dell’opera da parte della società affidataria pari a 400 milioni di euro, i lavori fossero appaltati, ‘chiavi in mano’, a soli 100 milioni. Tale circostanza, più di altre, mostra come la prospettazione iniziale dei costi fosse del tutto disancorata dal valore dei lavori che, sin dall’inizio, la concessionaria intendeva eseguire.

La catena dei subappalti

Il rilevante flusso di denaro atteso dalla realizzazione dell’opera era peraltro destinato ad essere in gran parte veicolato a favore di altri soggetti rispetto alle società inserite nella catena dei subappalti, attraverso un’attività sistematica di ‘drenaggio’ delle risorse finanziarie delle medesime, realizzata mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti ovvero attraverso operazioni societarie del tutto fittizie.

La distrazione dei fondi secondo la Tributaria

Le indagini della Tributaria, infatti, hanno consentito di appurare una rilevante distrazione di fondi societari – quantificabile in circa 35 milioni di euro – a favore, per almeno 17 milioni, di due società estere, con sede formale in Cipro, in tutto riconducibili a Bellavista Caltagirone, amministratore del gruppo Acqua Marcia.

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