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Gli F-35? Tutto ok. Parola di Tom Burbage

Il programma F-35 continua ad avere importanza strategica. A dirlo è Tom Burbage, general manager del programma sin dai primi passi nel 2001 e in pensione da marzo. Lo sviluppo dei caccia multiruolo sta incontrando diversi intoppi.

Problemi tecnici, aumento dei costi, con un incremento del 70 per cento rispetto a 12 anni fa, commesse ridotte rischiano di minare quello che è il più costoso programma d’arma finora pensato, pari a 396 miliardi di dollari.

Per la Difesa statunitense, come rimarcato anche nelle scorse settimane, continua a essere una priorità e, al momento, l’unica soluzione per la nuova flotta.

Il rischio paventato nelle scorse settimane è quello della cosiddetta spirale mortale ossia il principio secondo cui l’aumento dei costi porterà a ulteriori riduzioni degli acquirenti e quindi a nuovi incrementi. Secondo Burbage, citato dall’agenzia Reuters, conseguenza degli ostacoli potrebbe invece essere un rallentamento della diminuzione dei costi, problema cui si è già cercato di mettere mano.

La Lockheed Martin e i funzionari del Pentagono, citati dall’agenzia britannica, sono fiduciosi nell’arrivare alla rinegoziazione dei contratti per l’estate. Per Burbage l’impatto dei tagli al budget Usa sul programma (per adesso il rinvio di alcuni ordini per la versione destinata alla Marina) saranno attutiti dall’interesse degli acquirenti asiatici, si parla soprattutto di Corea del Sud e Singapore.

“Nel lung otermine saremo competitivi”, ha detto sottolineato sostenendo come gli F-35 costino già meno del 50 per cento rispetto ai modelli usciti da Fort Worth cinque anni fa. I risparmi arriveranno soprattutto dai fornitori, spiega Burbage, ora responsabili del 70 per cento della produzione. La catena di forniture è diffusa in diversi Paesi una mossa fatta per cementare la partecipazione delle altre nazioni al programma, con la possibilità inoltre di fondare quattro o cinque impianti capaci di lavorare ad altri progetti in futuro.

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