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Officine Arduino e la rivoluzione dei Makers

Aspettando la Roma Maker Faire di ottobre, la fiera europea dei Makers dedicata all’inventiva, alla creatività e all’intraprendenza, Davide Gomba, Ceo di Officine Arduino, racconta a Formiche.net il successo e le possibilità offerte da un nuovo approccio di relazionarsi alla tecnologia.

Ma partiamo da Arduino, una scheda elettronica open source prodotta con l’obiettivo di controllare oggetti del mondo fisico, come led, lampade o motori che spostano oggetti fisici. Arduino nasce a Ivrea, nel 2005, da un’idea di un professore universitario, un ingegnere elettronico, Massimo Banzi, che decise di creare una piattaforma per i propri studenti, in grado di facilitarli nello studio dell’Interaction Design. L’idea fu un tale successo da spingere Banzi a rendere questa piattaforma open source.

E arriviamo dunque a Officine Arduino, un’azienda che da più di un anno promuove, commercializza e sviluppa Arduino in Italia e testa insieme a una fitta schiera di sviluppatori le schede a livello globale.

Qual è l’apporto che Arduino ha offerto in campo tecnologico?
Il nostro apporto come Arduino è aver sviluppato negli anni una scheda elettronica che, anche perché rilasciata in open source, consente di costruirci intorno una stampante 3D ma anche altri oggetti. Un esempio tra tutti e quello di un ragazzo brasiliano che tempo fa ha rilasciato il codice e tutte le istruzioni per sviluppare un sonda pH, che è uno strumento da laboratorio che lui utilizzava come ricercatore, costatogli circa 250/300 dollari, che gli ha permesso di risparmiare una cifra che lui non avrebbe potuto permettersi per completare i suoi studi. Questo è il nostro messaggio, questa terza rivoluzione industriale, il desktop prototyping ma anche la fabbricazione fatta degli utenti, da tutti noi. Ed ecco emergere il termine Makers, le persone che si costruiscono i loro strumenti di prototipazione e di produzione.

Cosa vuol dire sviluppare open source hardware?
È un progetto che ribalta la prospettiva che c’era prima. Perché prima un designer che aveva un’idea doveva andare dalla casa di fabbricazione e proporgli un’idea. Adesso lo stesso designer ha la possibilità di promuovere quell’idea su internet in modo buono e produttivo e grazie al crowd founding riuscire a metterla in produzione perché ci sono tante persone che gli danno una mano.
Un totale ribaltamento sia dei creatori di contenuti nei confronti di chi poteva finanziarli, sia dei clienti che non sono più tali: i clienti sono diventati utenti e quindi hanno bisogno di personalizzare sempre di più quello che è il prodotto. Alcune case, ad esempio, vendono dei prodotti che sono finiti al 90% e il resto lo devi mettere tu per personalizzarlo, la cosiddetta customerizzazione.

Quali sono i prossimi obiettivi di Officine Arduino?
Far parte di un prodotto che è nato in Italia e che adesso viene venduto in tutto il mondo e che ha veramente cambiato la modalità che hanno le persone di interagire con la tecnologia è già un bel traguardo. In quanto Ceo di officine Arduino e collaboratore di Makers Faire sono orgoglioso del fatto che Roma sarà la prima città in Europa ad ospitare la Makers Faire, il primo evento continentale europeo che celebra questo nuovo approccio con la tecnologia che per anni è stato nascosta dentro le scatole degli elettrodomestici, con il divieto di accedervi (cosa che molte politiche di prodotto vietano ancora oggi). E, come recita lo slogan dei makers, il ribaltamento è netto: “If you don’t open it you don’t really own it. (Se non apri questa cosa non la possiedi veramente).

 

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