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Ma quanto spende la Cina per la Difesa? I misteri di Pechino

Per conoscere quanto la Cina intende spendere quest’anno per la difesa bisognerà attendere che l’Assemblea nazionale del popolo entri nel vivo delle discussioni. Nel rompere una consuetudine che andava avanti da sei anni, il parlamento cinese non ha reso pubblico il bilancio della difesa nella conferenza stampa d’apertura dell’annuale sessione plenaria dell’Anp che inizierà ufficialmente i lavori domani. L’approvazione del budget sarà uno dei compiti dei quasi 3.000 deputati il cui incarico, è opinione corrente, è in gran parte ratificare decisioni già prese in sede di governo e dal Partito comunista.

Nella sessione di quest’anno si completerà anche la transizione al potere oltre Muraglia, con la nomina dei membri del prossimo governo con premier Li Keqiang e con il segretario generale del Pcc, Xi Jinping che succederà a Hu Jintao alla carica di capo di Stato, completando così il tris di poltrone che comprende anche la  presidenza della Commissione militare centrale. Ruolo quest’ultimo per cui Xi ha iniziato a cementare il proprio potere con almeno nove visite e ispezioni alle unità militari dall’ascesa al vertice con il congresso del Pcc lo scorso novembre. Xi, scrive il New York Times, ha più volte espresso in privato la convinzione che l’assoluta obbedienza dell’esercito al partito sia indispensabile per garantire la stabilità ed evitare che la Cina faccia la fine dell’Unione sovietica.

“Sembra quasi che la Cina debba spiegare ogni anno al mondo il perché del bisogno di rafforzare la nostra difesa nazionale e aumentare il budget militare”, ha replicato ai giornalisti la portavoce del parlamento Fu Ying.

Il bilancio per la difesa cinese è cresciuto stabilmente nel corso degli ultimi decenni. Lo scorso anno ha fatto registrare un 11,2 per cento toccando i 670 miliardi di yuan (circa 107 miliardi di dollari). Queste le cifre ufficiali. Esperti ritengono che in realtà il budget sia molto più consistente. Secondo un documento del Pentagono pubblicato l’anno scorso, nel 2011 potrebbe essere stato attorno ai 120-180 miliardi di dollari e non di 91,5 miliardi come invece sostiene Pechino.

Sulle spese militare cinesi, ricorda la Reuters, pesa inoltre la corruzione di ufficiali e funzionari che si traduce in perdite non quantificate per l’Esercito popolare di liberazione. Recentemente le Forze armate cinesi, su imput dello stesso Xi Jinping, hanno cercato di porre rimedio al fenomeno, riducendo le spese per costruzioni, acquisti, conferenze. La nuova leadership ha tuttavia messo l’accento sulla preparazione al combattimento e le nuove tecnologie. È a esempio di questi giorni l’attenzione per il programma di droni cinese.

Un ricollocamento delle risorse che molti vedono nell’ottica delle crescenti tensioni per le dispute territoriali nel Mar cinese orientale e meridionale che oppongono Pechino rispettivamente al Giappone, alle Filippine e al Vietnam. E sui quali pesa il rinnovato interesse statunitense per la regione, sebbene la strategia asiatica di Washington sembri messa a rischio dai tagli lineari al bilancio federale che non hanno risparmiato il Pentagono ed entrati in vigore lo scorso primo marzo. Tuttavia, come riportato da diversi organi di stampa, non va dimenticato che l’unità Uss Freedom della Marina Usa sta facendo rotta verso Singapore dove resterà dislocata per otto mesi rafforzando la presenza statunitense.

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