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Tutto quello che non condivido di Monti. Parola del montiano Cazzola

Quasi certamente quando le mie considerazioni saranno pubblicate il problema si sarà già risolto da sé come uno dei tanti capitoli, più o meno squallidi, della situazione caotica in cui è precipitata la politica (e di conseguenza anche il Paese).

Ma il ragionamento che intendo svolgere conserva – almeno per me – egualmente valore, perché quando si vuole tentare un’operazione sbagliata alla radice ha, tutto sommato, un’importanza secondaria il fatto che essa abbia o meno successo.

Mi riferisco alla candidatura di Mario Monti alla Presidenza del Senato che mi porta immediatamente a un amaro commento: me ne sono andato da un partito – il Pdl – il  cui il leader era molto attento a servirsi del proprio potere politico per salvaguardare i propri interessi e, a pochi mesi di distanza, mi ritrovo in un altro (per ora si chiama ancora movimento civico) il quale somiglia molto alla pubblicità di Mediolanum quando Ennio Doris traccia con un bastone una circonferenza intorno ai piedi reclamizzando il suo istituto come “una banca costruita intorno a te”.

Basterebbe mettere Mario Monti al posto del banchiere e il gioco sarebbe fatto: una metafora senza parole ma altrettanto chiara. Solo che la scelta istituzionale di Monti  darebbe a lui un grande e meritato prestigio (rimettendolo in corsa – sia pure con qualche handicap – per un governo del presidente se non addirittura per il Colle), ma segnerebbe la fine di Scelta Civica, dal momento che il professore non potrebbe trasformarsi in un emulo di Gianfranco Fini, che dirigeva un partito dallo scranno più alto di Montecitorio. Poi Fini ci si era trovato in mezzo; Monti lo farebbe apposta.

Per non parlare del pasticcio istituzionale che si aprirebbe per quanto riguarda il governo dal momento che il ruolo di premier non è delegabile ad un ministro al pari del diritto di voto in un’assemblea di condominio al gentile cavaliere del piano di sotto.

Ma ben al di là delle considerazioni di carattere giuridico (Giorgio Napolitano ha già dimostrato di non gradire l’ultimo trovata del professore, che già lo aveva messo in difficoltà quando decise di scendere in campo) non ha certamente una solida prospettiva una forza politica il cui leader pensa solo a se stesso.

Penso che tanti militanti che hanno scelto di seguire Mario Monti lo abbiano fatto sulla base di un preciso intuitus personae. Per quanto mi riguarda, se avessi voluto essere guidato da Andrea Riccardi avrei chiesto l’adesione alla Comunità di S.Egidio.

Nei giorni scorsi, assistendo alla spartizione delle cariche tra i vertici di Scelta civica (corre voce che i rapporti interni siano molto tesi)  mi è tornata in mente una lettura della mia infanzia: “I ragazzi della via Pal”. Nella loro banda – denominata “Società dello stucco” e avversaria di quella che si riuniva all’Orto Botanico – erano tutti ufficiali, tranne Ernesto Nemecsek e il cane della segheria, i soli soldati semplici.

Oggi, devo confessare che l’elezione di Mario Monti alla presidenza di Palazzo Madama sarebbe per noi di “Scelta civica” una sorta di 8 settembre, quando Vittorio Emanuele III  accolse baracca e burattini e se ne scappò a Pescara dove lo aspettava i cacciatorpediniere Baionetta per condurlo al sicuro a Bari.

Ma quella fuga segnò anche la rottura definitiva del popolo italiano con l’istituto della monarchia.

 

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