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Usa e Cina vicini a un’intesa sulle sanzioni contro Pyongyang

Cina e Stati Uniti hanno trovato un accordo sulla bozza di risoluzione per nuove sanzioni Onu contro il regime di Pyongyang in reazione al terzo test nucleare condotto dai nordcoreani all’inzio di febbraio.

È quanto scrive la Reuters citando anonime fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro. I termini dell’intesa non sono stati resi noti. La bozza potrebbe arrivare già oggi in sede di Consiglio di sicurezza, la cui presidenza mensile spetta alla Russia, nelle consultazioni a porte chiuse convocate per le 11 ora di New York (le 17 in Italia). Un voto, rivela la fonte, potrebbe arrivare già questa settimana.

Da parte cinese non c’è stata conferma dell’accordo con Washington. “Abbiamo sottolineato più volte che la Cina sostiene una risposta adeguata del Consiglio di sicurezze e si oppone ai test nucleari nordcoreani”, ha detto la portavoce di Pechino, Hua Chuying, che sottolinea tuttavia l’enfasi cinese per una risposta “prudente e moderata” che eviti il precipitare della situazione e al contrario porti alla denuclearizzazione della penisola coreana.

I nordcoreani hanno sempre difeso il test come una misura di auto-difesa contro la continua ostilità statunitense che, agli occhi di Pyongyang, avrebbe contagiato anche Paesi un tempo alleati come la Cina. All’interno della dirigenza cinese esistono posizioni divergenti su come approcciare il riottoso vicino le cui azioni rischiano di minare gli stessi interessi della Repubblica popolare, tanto da far traballare la tradizionale riluttanza di Pechino a sostenere sanzioni contro il regime dei Kim cui è legata da sempre più stretti rapporti economici.

Secondo le fonti diplomatiche, il Consiglio di sicurezza potrebbe rafforzare le sanzioni già adottate dopo i test nucleari del 2006 e del 2009 in particolare restrizioni finanziarie. Attualmente sono 17 le entità nordcoreane tra banche e società iscritte nella lista nera dell’Onu, cui potrebbero aggiungersene altre.

Bisognerà ora capire se Pechino negozierà come in passato per un testo più morbido, per evitare che una reazione troppo dura possa indebolire e mettere in crisi il governo di Pyongyang con, teme, un conseguente afflusso di profughi oltre il confine cinese.

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