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L’udienza generale di Papa Francesco

Una folla di 50 mila fedeli è accorsa questa mattina a piazza San Pietro per la consueta udienza generale di Papa Francesco. Gesù è “presso Dio e intercede per gli uomini”, ha detto il Papa nel corso dell’udienza.

“Gesù è il nostro avvocato”
“Egli – ha detto Francesco – è il nostro avvocato: che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o ha una causa, la prima cosa che fa è chiamare un avvocato perché lo difenda: noi ne abbiamo uno che ci difende sempre, ci difende dell’insidia del diavolo, da noi stessi e dai nostri peccati!”
“Carissimi fratelli e sorelle – ha proseguito Bergoglio tra gli applausi – abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da lui e chiedere perdono, chiedere benedizione e misericordia: lui ci perdona sempre, ci difende sempre, non dimenticatelo”.

Il terremoto in Iran
“Ho appreso con tristezza del violento sisma che ha colpito le popolazioni dell’Iran e del Pakistan, portando morte, sofferenza, distruzione”. Così il Papa a conclusione dell’udienza generale in piazza San Pietro.
“Innalzo una preghiera a Dio per le vittime e per tutti coloro che sono nel dolore e desidero manifestare al popolo iraniano e a quello pakistano la mia vicinanza”.

Il saluto agli operai sardi della Eon
Fuori programma in piazza San Pietro. Il Papa a fine dell’udienza generale ha salutato gli operai sardi della E.On – da settimane in protesta con l’azienda per i tagli previsti – che non sono riusciti ad arrivare a Roma a causa di un ritardo dell’aereo. “Vorrei salutare gli operai della E.On: il loro aereo ha avuto un ritardo di tre ore e non sono riusciti ad arrivare, ma li portiamo comunque nel cuore”, ha detto Papa Francesco. I 50 operai di Fiume Santo del gruppo sardo, accompagnati dall’arcivescovo di Sassari mons. Paolo Atzei, erano pronti a partire per esser ricevuti a San Pietro da Bergoglio ma l’aereo Alghero-Roma delle 7,05 sarebbe slittato alle 9,30 e così è saltato il viaggio.

L’omelia
Anche oggi l`omelia del Papa ha preso spunto dal brano degli Atti degli Apostoli: la prima comunità cristiana di Gerusalemme vive in pace e nell`amore, ma subito dopo il martirio di Santo Stefano scoppia una violenta persecuzione. “Questo – ha osservato il Pontefice a quanto riportato da ‘Radio vaticana’ – è un po` lo stile della vita della Chiesa: fra la pace della carità e la persecuzione”. E` quello che accade sempre nella storia “perché è lo stile di Gesù”. Con la persecuzione, molti fedeli fuggono nella Giudea e nella Samaria e qui annunciano il Vangelo, anche se sono soli, senza sacerdoti, perché gli apostoli sono rimasti a Gerusalemme: “Hanno lasciato la casa, hanno portato con sé forse poche cose; non avevano sicurezza, ma andarono di luogo in luogo annunciando la Parola. Portavano con sé la ricchezza che avevano: la fede. Quella ricchezza che il Signore aveva dato loro. Sono semplici fedeli, appena battezzati da un anno o poco più, forse. Ma avevano quel coraggio di andare ad annunziare. Ed erano creduti! E facevano miracoli!”.

Le persecuzioni in Giappone
Il Papa ricorda le persecuzioni in Giappone nel 17.mo secolo, quando i missionari cattolici furono cacciati e le comunità cristiane restarono per 200 anni senza preti. Al loro ritorno, i missionari trovarono “tutte le comunità a posto, tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa”. Grazie all`opera dei battezzati: “C`è una grande responsabilità per noi, i battezzati: annunciare Cristo, portare avanti la Chiesa, questa maternità feconda della Chiesa. Essere cristiano non è fare una carriera in uno studio per diventare un avvocato o un medico cristiano; no. Essere cristiano … è un dono che ci fa andare avanti con la forza dello Spirito nell`annuncio di Gesù Cristo”.
Durante la persecuzione dei primi cristiani – ricorda infine il Papa – Maria “pregava tanto” e animava quanti erano battezzati ad andare avanti con coraggio: “Chiediamo al Signore la grazia di diventare battezzati coraggiosi e sicuri che lo Spirito che abbiamo in noi, ricevuto dal battesimo, ci spinge sempre ad annunciare Gesù Cristo con la nostra vita, con la nostra testimonianza e anche con le nostre parole. Così sia”.

I saluti
Papa Francesco ha salutato tra gli altri, a fine udienza, monsignor Charles Scicluna, vescovo ausiliare di Malta ed ex ‘promotore di giustizia’ della congregazione della Dottrina della fede, il ‘procuratore generale’ della Santa Sede sui casi di pedofilia per un lungo periodo del pontificato Ratzinger. Tra gli altri vescovi che hanno salutato Bergoglio, anche il suo ‘amico’ Filippo Santoro, a capo della diocesi di Taranto. Sacerdote ciellino, don Luigi Giussani lo inviò come missionario in Brasile, dove è divenuto vescovo. Ha conosciuto Bergoglio all’epoca della V conferenza generale dell’episcopato latino-americano ad Aparecida (2007).

L’incontro con l’ambasciatore del regno dell’Arabia Saudita in Italia
Al termine dell’udienza, Bergoglio riceverà nello studio dell’aula Paolo VI Salh Mohammad Al Ghamdi, ambasciatore del regno dell’Arabia Saudita in Italia, che gli consegnerà un messaggio del re Abdullah bin Abdulaziz Al saud.

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