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Renzi rottama la Rottamazione

Ohibò, quasi quasi ora Matteo Renzi sta per vestire i panni dell’antiberlusconiano.

In un colloquio con il Corriere della Sera, il sindaco di Firenze ha parlato della corsa per Palazzo Chigi che, precisa, non lo riguarda e non per un “veto” di Bersani o Napolitano, ma al più di Berlusconi. Il Cavaliere, secondo Renzi, ha avuto “paura di andare a votare subito. Ma io non ho fretta. Magari si vota tra sei mesi”.

Sogno Palazzo Chigi svanito, dunque, per Renzi. Benissimo, ora si dedicherà al partito, dicono osservatori e politici vicini al sindaco di Firenze. Ma lo immaginate uno scalpitante amministratore di una grande città che aspirava a essere premier a entrare nel groviglio di procedure, organismi interni, direzioni e congressi di un partito lacerato e bistrattato? Per di più, con la coppia Vendola-Barca di fatto pronta a lanciare un’Opa, chissà se ostile, sul Nazareno.

Certo, fa sensazione leggere le parole gaudenti del Rottamatore, avversario dichiarato fino a qualche minuto prima della nomenclatura del Partito democratico, che ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera sottolinea orgogliosamente: “Per la prima volta gran parte del Pd si è ricompattata sul mio nome. Non era mai successo. Il primo ad avere l’idea di propormi per la presidenza del Consiglio è stato Piero Fassino”. E ancora, sempre meno rottamatatore: “Uno a uno, gli altri si sono detti d’accordo. Era d’accordo Walter”, che sarebbe Veltroni. Non solo, il rottamatore continua a gongolare: “Era d’accordo anche Franceschini”.

Non si menziona D’Alema, ma il nome è quasi sottinteso. Come quello, forse, di Bersani.

La rottamazione, evidentemente, è rimandata.

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