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Vi spiego perché il governo Letta farà Centro

Oggi è un gran giorno per l’Italia. Come dicono i costituzionalisti, dopo il giuramento il Governo Letta è vivo; sarà vitale martedì, dopo aver ottenuto la fiducia in ambedue le Camere.

Chi ha avuto la cortesia di seguire i miei scritti sa che ero molto pessimista sul futuro di questo Paese, dal momento che ritenevo improbabile – ci sono voluti due mesi perché si imboccasse la strada giusta – che le forze politiche si convincessero che quella  di stamane non era solo l’unica soluzione possibile, ma anche la migliore.

Le qualità del governo Letta

Alla compagine presieduta da Enrico Letta sono già stati rivolti molti apprezzamenti, con riguardo al mix di novità e di continuità, di competenza tecnica e rappresentanza politica; all’equilibrio di genere, all’impegno diretto e autorevole dei partiti nella coalizione (sia pure con qualche differenza di peso politico tra la squadra del Pd e quella del Pdl, a favore della seconda).

Non mi pare, però, che siano stati ancora presi in considerazione gli aspetti più significativi del governo Letta. Va fatto notare, innanzi tutto, che la “strana” maggioranza che aveva sostenuto l’esecutivo dei tecnici – un po’ per celia, un po’ per non morir – questa volta ci ha messo la faccia.

Governo di tutti (e non di nessuno come il governo Monti)

Questo che nasce non è un esecutivo di nessuno (come quello dei tecnici), ma di tutti. Napolitano è stato molto chiaro in proposito quando ha affermato che si tratta di un governo politico, che risponde ai partiti della maggioranza e non al Quirinale che pure ne è stato essenziale mallevadore.

Addio bipolarismo

In secondo luogo, va in frantumi quel bipolarismo irrequieto e inconcludente che ha rovinato il Paese negli ultimi vent’anni. Le coalizioni che si erano confrontate durante la campagna elettorale non esistono più. I partiti più importanti, convergendo al centro (si invera l’intuizione di Mario Monti), mettono in campo quelle istanze riformistiche di cui dispongono in proprio e che hanno loro consentito, nella passata legislatura, di affrontare insieme problematiche altamente conflittuali e divisive come le pensioni e il mercato del lavoro, da un lato, la lotta alla corruzione e i costi della politica, dall’altro.

L’esecutivo Monti ha anticipato la svolta

In buona sostanza, per quante critiche abbia ricevuto in occasione di una campagna elettorale dissennata, il governo Monti ha anticipato la svolta a cui stiamo assistendo. Lo si è voluto negare fino al punto di contrastare la riconferma di taluni dei ministri più in vista del precedente esecutivo. Ma resto dell’opinione che il Pdl abbia sbagliato a far cadere il governo Monti, il 7 dicembre scorso, e che quell’errore abbia fatto correre dei rischi seri non solo al Paese, ma anche al partito stesso del Cavaliere. Solo i numeri, la lungimiranza e il coraggio del Capo dello Stato hanno impedito che sorgesse un’asse malefica tra il Pd e il M5S.

I meriti della carica dei 101

Il Paese deve essere grato ai 101 parlamentari che hanno precluso l’elezione di Romano Prodi. Un esito fortunatamente dovuto anche all’imbecillità dei “grillini” che non hanno votato il professore bolognese nella speranza di realizzare il colpo grosso della elezione di Stefano Rodotà.

Il populismo non passerà

Infine, il governo Letta manda un segnale chiaro al Paese: il populismo non passerà. Le forze di maggioranza hanno messo in campo i loro migliori propositi allo scopo di difendere le istituzioni democratiche. Certo, il Pd ha cambiato linea in fretta tanto da lasciare di stucco troppi militanti allevati nell’odio, aizzati dal clima di antipolitica, abituati a stare insieme purchè in modo ostile al  Cavaliere. Misureremo nel voto di fiducia la consistenza di questi “resistenti”, convinti come siamo di assistere a un cambiamento profondo del quadro politico italiano.

Nasce la terza Repubblica

Oggi nasce la Terza Repubblica, riprendendo il discorso laddove lo aveva lasciato la Prima: l’Italia d’ora in poi potrà essere governata da un centro sinistra vero, unificante e non divisivo, come avvenne per trent’anni grazie all’alleanza tra Dc, Psi e partiti laici. Chi scrive c’era anche cinquant’anni or sono, quando nel 1964 nacque, sotto la presidenza di Aldo Moro, il primo governo organico di centro sinistra.

Un parallelo fra lombardiani e i ragazzotti del Pd

Per tanti socialisti (Il Psi subì persino una scissione) allearsi con la Dc suonava come un tradimento dei sacri principi. Il giovani lombardiani dicevano le medesime sciocchezze che oggi ci propinano i ragazzotti del Pd. Purtroppo è trascorso mezzo secolo dai primi anni ’60. Eppure, gli ex Pci e i loro compagni di strada continuano sempre a perdere le occasioni.  E a “rammendare le solite vecchie calze” di un’ideologia fondamentalista. Col passare degli anni, mi sono convinto che essere di sinistra è come soffrire di una malattia esantematica. Da bambini ci aiuta a crescere; da adulti ci fa tirare le cuoia.

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