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Pil, guardiamo bene i dati Istat

Le stime dell’Istat sul prodotto lordo nel primo trimestre hanno suscitato allarme nella maggior parte dei giornali online e nelle agenzie di stampa. Come poteva essere altrimenti? Ecco gli scarni dati, nel comunicato dell’Istituto di statistica: “Il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% nei confronti del primo trimestre del 2012. Il calo congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell’industria e dei servizi e di un aumento nel settore dell’agricoltura. La variazione acquisita per il 2013 è pari a -1,5%”.

Insomma, le cose continuano ad andare male. E stanno andando male da ben sette trimestri consecutivi, record assoluto da quando si è cominciato a fare questi calcoli nel 1990. Dati incontrovertibili.

Ma per capire davvero a che punto siamo, bisogna vedere anche la curva del Pil. E questa mostra una piccola inversione verso l’alto. Cioè, nel quarto trimestre dello scorso anno la discesa era stata dello 0,9, da gennaio a marzo 2013 ha recuperato uno 0,4.

Quisquilie, pinzillacchere, quel che conta è il segno meno. Vero, purtroppo.

Ma oggi come oggi è più importante capire se stiamo scendendo lungo un piano inclinato o se è cominciata la risalita. Una piccola correzione non consente di dare una risposta. Bisogna attendere i prossimi mesi. E si potrà tirare un sospiro solo quando quota zero sarà dietro le spalle. Non solo.

Il terzo trimestre dello scorso anno aveva già creato una illusione statistica, perché il Pil era sceso solo dello 0,2, rispetto a meno 0,6 e meno uno dei trimestri precedenti. Poi è arrivata la nuova caduta anche per colpa della botta fiscale. Dunque, calma e gesso.

Vedremo se comincia a fare effetto un certo allentamento della stretta e un cambio delle aspettative. Eppure, la vera notizia, oggi, non è che il Pil sia ancora sotto zero, ma che è sceso un po’ meno.

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