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Papa Francesco ribalta i “cristiani da salotto”. Parla il vaticanista Marroni

Papa Francesco continua a non smentirsi. Dopo l’invito a pregare per i vescovi “perché non cedano alla tentazione dei soldi e della vanità ma siano al servizio del popolo di Dio”, oggi il Pontefice si è rivolto a tutti i cristiani mettendoli in guardia dall’essere “cristiani da salotto” senza il coraggio anche di “dare fastidio alle cose troppo tranquille”. E come consuetudine l’omelia mattutina alla Cappella Santa Marta è diventata un modo per lanciare messaggi. Alla Messa, concelebrata con il cardinale Peter Turkson e monsignor Mario Toso, presidente e segretario di “Giustizia e Pace”, ha preso parte un gruppo di dipendenti del dicastero e della Radio Vaticana.
Il Papa ha invitato tutti i fedeli a chiedere allo Spirito Santo che faccia crescere lo zelo apostolico che non deve appartenere solo ai missionari. D’altro canto, ha avvertito, anche nella Chiesa ci sono “cristiani tiepidi”, che “non sentono di andare avanti”, proprio quelli che Bergoglio ha definito come “cristiani da salotto”.

Suggerimenti in vista della riforma della Curia
Messaggi forti che secondo Carlo Marroni, vaticanista del Sole 24 Ore, puntano a fare breccia in destinatari ben precisi: “Parla al suo governo prima ancora che al mondo intero. Non è un caso che Papa Francesco pronunci queste frasi di straordinario effetto nell’omelia a Santa Marta, in cui prendono parte i membri della Curia”, afferma Marroni in una conversazione con Formiche.net.
“Quelle pronunciate da Bergoglio sono le parole di una Chiesa che riscopre se stessa nella povertà di spirito e in quella reale – afferma il giornalista del Sole 24 Ore  –  e il fatto che il Papa non perda occasione per ribadire questi concetti lascia intuire la sua intenzione di offrire ai cardinali delle linee guida sulle questioni più urgenti in questi mesi che ci separano dalla riforma della Curia in programma per ottobre prossimo”.

Bergoglio come Ratzinger?
Su questi concetti – ricorda Marroni – anche Benedetto XVI si è più volte soffermato senza lo stesso successo: “I comportamenti molto informali di Papa Francesco e la sua linea comunicativa fanno sì che le sue parole abbiano un suono diverso”. Ma c’è di più: “Dietro i moniti di Bergoglio si nasconde la storia di un arcivescovo di Buenos Aires, che nella sua vita non ha mai frequentato i salotti, impronta che traspare apertamente in lui a differenza del precedente pontificato che non dava questa impressione”.

“Papa Francesco rompe così gli schemi – continua il vaticanista del Sole 24ore – ma la sua rivoluzione presto diventerà per noi una normalità. Riportare serenità è tranquillità è ciò che serve alla gente per ridare forza alla fede”.

Una Chiesa all’insegna della povertà…
Un richiamo alla povertà della Chiesa su cui però occorre fare delle precisazioni: “La direzione intrapresa da Papa Francesco verso un ritorno alle origini della Chiesa cristiana non comporta un’assenza di denaro”, sottolinea Marroni, auspicabile invece per fini caritatevoli. “Ma non bisogna scambiare i mezzi con i fini come è accaduto nell’ultima fase del pontificato di Ratzinger dove il denaro è stato per certi versi parte integrante dei fini”.

Il futuro dello ior
Esempio lampante è lo Ior: “Quando L’Istituto per le opere di religione ha iniziato a comportarsi come una banca d’affari – commenta Marroni – ha fatto del male a se stesso e alla Chiesa intera”. E sull’ipotesi che è circolata tempo fa su una possibile chiusura dello Ior per mano dello stesso Papa Marroni dice: “Non penso che Bergoglio abbia mai avuto in mente di chiudere lo Ior. Senz’altro è necessario un profondo cambiamento al suo interno affinché torni ad occuparsi del suo ruolo originale che era quello di far arrivare soldi alle missioni”.
Infine sui recenti dibattiti in merito alla necessità di una maggiore trasparenza connessa all’attività dell’Istituto Marroni dichiara che la trasparenza è un elemento essenziale per non far ripetere quello che è successo in passato e che ha reso lo Ior depositario di conti neri, ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo per cui lo Ior è stato concepito”.
“Non conviene alla Chiesa ed è un danno per tutti”, conclude Marroni”.

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