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Bagnasco elogia le larghe intese alla Letta e stronca i populismi alla Grillo

Si sono aperti questo pomeriggio, nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano, i lavori della 65esima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Il cardinale Angelo Bagnasco (che della Cei è presidente dal 2007) uscendo dal primo incontro ufficiale con Papa Francesco lo scorso 27 aprile, l’aveva detto: “Il Santo Padre mi ha invitato a insistere sul fatto che la chiesa è un organismo vivo, vivente, e non un’organizzazione burocratica, a cui a volte qualcuno vorrebbe ridurla”.

Così, in apertura di assemblea, l’arcivescovo di Genova ha voluto ricordare che la “chiesa è una storia d’amore e non una ong”, rifacendosi alle parole di Bergoglio pronunciate nell’omelia mattutina a Santa Marta lo scorso 24 aprile. “Viene in mente – ha aggiunto Bagnasco – quanto Benedetto XVI disse in Germania parlando delle strutture della chiesa: ‘Ma dietro le strutture vi si trova anche la relativa forza spirituale? Sinceramente dobbiamo dire che c’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito’”.

Pensare alla gente, basta con il populismo

Il cardinale Bagnasco chiede a tutti una riflessione e “un serio esame di coscienza”, pensando alle vicende “che hanno segnato il nostro Paese sul piano politico e istituzionale”. Il porporato esprime una forte critica “ai personalismi che hanno assorbito emerge e tempo degni di ben altro impiego, vista la mole e la complessità dei problemi che assillano famiglie, giovani e anziani”. Si pensi alla gente, aggiunge l’arcivescovo di Genova: “questa è l’unica cosa seria. Pensarci con grandissimo senso di responsabilità, senza populismi inconcludenti e dannosi. Allora insieme è possibile”. Infine, un monito alle forze politiche: “L’ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resteranno scritti nella storia”.

L’attesa per l’omelia di Francesco

Ampio spazio della prolusione è stato dedicato a Papa Francesco, che giovedì prossimo nella basilica di San Pietro parlerà davanti ai duecento vescovi italiani durante il rito della professio fidei. Non si tratterà di un semplice discorso ufficiale: il Pontefice ha scelto di rivolgere il suo messaggio in forma di omelia, parlando dall’ambone collocato davanti al baldacchino del Bernini.

La sintonia tra il Papa e la Cei

C’è sintonia tra il nuovo Pontefice e il capo della Cei, a conferma di quel “ruolo peculiare che ci unisce con il vescovo di Roma, che non è solo un membro della nostra conferenza, ma è colui che la presiede nella carità e nella comunione” di cui lo stesso Bagnasco parlava qualche giorno fa ricordando l’udienza concessagli da Bergoglio. Una sintonia profonda sui temi che vedono la chiesa italiana schierata da sempre in prima fila, dalla tutela della vita dal concepimento alla fine naturale, all’educazione. Uniti, il Papa e il presidente della Cei, anche sull’interpretazione della crisi attuale, “che non è solo economica ma coinvolge soprattutto l’uomo”, diceva Francesco sabato pomeriggio durante la veglia di preghiera con i movimenti. Ed è proprio il Pontefice a essere nuovamente citato dall’arcivescovo di Genova quando si parla di lavoro, “che è un elemento fondamentale per la dignità della persona” e di famiglia, “bene universale la cui demolizione è un crimine”.

Bagnasco confermato, la riforma può attendere

Nessun cambiamento nella leadership della conferenza episcopale italiana è all’orizzonte: Bagnasco è confermato fino al 2017, quando scadrà il suo secondo mandato. Il Papa ha in mente di riprendere il vecchio progetto con cui nel 1983 l’episcopato italiano chiese di poter eleggere i propri vertici, come accade negli altri Paesi. Giovanni Paolo II, però (pur non essendo contrario in principio), preferì mantenere la peculiarità della chiesa italiana, decidendo autonomamente chi designare alla presidenza e alla segreteria della Cei. Una riforma che comunque, come ha detto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e già segretario della conferenza episcopale italiana a guida-Ruini, “non è all’ordine del giorno”.

Ma Bergoglio ha una visione diversa della struttura governativa ecclesiastica: lui punta sull’orizzontalità e la collegialità, come ha dimostrato nella scelta di costituire un gruppo di consiglieri che lo aiuterà a studiare la riforma della curia e a gestire gli affari correnti della chiesa.

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