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Ecco la prima pistola stampata in 3D

All’apparenza sembra un giocattolo. Una pistola di plastica bianca e blu di quelle che si vedono sulle bancarelle. In realtà quella ideata dalla società statunitense Defense Distributed e prodotta usando la tecnologia della stampa 3D è un arma vera, testata sotto gli occhi di un inviato di Forbes in una località segreta vicino ad Austin, in Texas. Si tratta della prima pistola stampata in 3D, composta di sedici parti è quasi interamente in plastica in Abs, sebbene l’aggiunta di una linguetta di metallo faccia in modo che possa passare i divieti per le armi che non possono essere identificate al metal detector.

A rendere il progetto reale è servita una stampante Stratasys Dimension SST comprata di seconda mano a 8.000 dollari. Primo a spare è stato l’ideatore dell’arma, il 25enne Cody Wilson, studente di giurisprudenza all’Università del Texas e vicino alle idee libertarie, nella versione statunitense del termine, anarchismo di destra con forti connotazioni liberiste. Lui nega di sostenere la violenza.

Certo, ammette, il prodotto potrebbe in teoria essere usato per fare del male, ma d’altra parte sottolinea si tratta di una pistola. Al contrario cerca di scacciare via le critiche dalla sua persona, facendo leva sul nome dell’arma, Liberator ossia il liberatore, un riferimento alla pistola FP-45 prodotta negli Usa durante la Seconda Guerra Mondiale e distribuita tra i gruppi di resistenza ai nazisti.

Spiegazioni che non hanno risparmiato Wilson dal finire nella lista delle 15 persone più pericolose al mondo secondo il blog Danger Room di Wired.

Il test sulla Liberator è andato a buon fine, sebbene in un’occasione l’arma di sia inceppata,quando il percussore ha mancato la capsula d’innesco per un difetto di allineamento. Ma nella struttura non ci sono stati danni visibili. Nelle intenzioni di Wilson una volta completate tutte le prove, il progetto dell’arma sarà scaricabile online da chiunque voglia stamparla. Come scrive David Zak sulla MIT Technology Review, la Defense Distributed vuole essere per le armi ciò che WikiLeaks è stata per il mondo dell’informazione e ha scelto di farlo quando sono trascorsi cinque mesi dalla strage nella scuola di Newtown in Connecticut e due settimane dal blocco al Senato di una legge per estendere i controlli sugli acquirenti di armi, merito anche della pressione della potente lobby del settore e di quanti fanno leva sul diritto a girare armati sancito dalla Costituzione.

Recenti stragi hanno però riacceso il dibattito di cui Barack Obama in prima linea per la riduzione della violenza armata. L’esperimento in 3D texano aggiunge al dibattito la possibilità di produrre armi in casa. Tanto più che la società punta ad adattare la tecnologia a stampanti 3D più economiche e a sanare i difetti che potrebbero portare la canna a rompersi per il troppo calore.

Secondo quanto riferito dalla Bbc, l’Europol segue lo sviluppo del progetto, ma come spiegato da Victoria Baines, del centro anti-crimine, al momento chi vorrà procurarsi un arma lo farà seguendo i canali tradizionali, occorre tuttavia capire cosa succederà quando la tecnologia diventerà più comune. Negli Stati Uniti invece, dove Wilson ha dovuto richiedere una licenza all’Ufficio per le armi, gli esplosivi, l’alcool e il tabacco, già ci si interroga su come limitare le armi stampate in 3D.

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