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La povertà avanza

Il Cardinale di Napoli lanciò qualche giorno addietro un appello a favore dei poveri. Un richiamo che interpella tutti gli uomini di buona volontà, soprattutto chi ha responsabilità di governo nelle istituzioni, in primis i cattolici in politica, a dire il vero, sempre più rari in quest’epoca. La richiesta di sostegno ai più deboli gridata dal Cardinale Sepe va raccolta con generosità,  perché si tratta di aiutare fratelli in difficoltà. Le parole del porporato dimostrano che anche i tradizionali canali di assistenza ai poveri stanno per prosciugarsi, a causa delle numerosissime persone che si rivolgono ogni giorno alle organizzazioni cattoliche, per ottenere un piatto caldo, un posto per dormire, o un contributo per pagare qualche bolletta scaduta. Il quadro fosco che emerge non consente rinvii. Bisogna agire attraverso l’azione caritatevole di singoli, associazioni, enti, istituzioni per risolvere le esigenze più impellenti della Caritas e dei vari centri di assistenza. L’altro aspetto, più importante, chiama in causa le istituzioni. Operavano in passato presso i nostri municipi gli “enti comunali di assistenza”, che provvedevano a dare sostegno alle famiglie più disgraziate. Poi svanirono nel nulla assieme ai famosi enti di beneficenza, sostituiti dalle cosiddette Ipab. La confusione legislativa che n’è scaturita negli anni successivi ha portato al blocco di assistenza e beneficenza. L’evanescente concetto di società dell’opulenza negli anni ’80 fece ritenere che la povertà fosse una condizione del passato. Invece, oggi ci si domanda come costruire forme di aiuto per chi non è in condizione di mettere un piatto caldo a tavola, per chi deve fare mille salti mortali per trovare un letto. E’ così, nonostante il benessere raggiunto dalla società del nostro del tempo. Non ci sono più gli enti locali di assistenza, non si sa se i vecchi istituti per assistere i poveri ci sono, il welfare state è saltato, e allora? La povera gente abbandonata al proprio triste destino? E chi opera in politica come si comporta di fronte a questi drammi dell’umanità, ormai ricorrenti? S.S. Paolo VI diceva che “la politica è la più alta forma di carità”. Allora, assumendo come indicazione di missione civile le parole di Paolo VI, i cattolici che sono nelle pubbliche istituzioni si adoperino per legiferare sulla spinosa questione della povertà. E’ urgente assumere iniziative di governo ad ogni livello, perché ci sia più giustizia sociale, e bene comune non sia solo un’affermazione astratta. La crisi che sta aggredendo l’Italia, e in particolare il Mezzogiorno, tocca in modo drammatico i ceti deboli, e quelli medi, che stanno diventando anch’essi poveri. L’accrescere della miseria, al Sud in maniera preoccupante, è anche conseguenza diretta di mancate politiche a favore dei più bisognosi come lavoro, fisco equo, tutela della salute: le più necessarie. Il nuovo governo, la classe politica, cattolici e laici, dovrebbero con decisione affrontare l’avanzare rapido della povertà, e iniziare da subito a costruire adeguate e vere politiche popolari.

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