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Siria, Guantanamo e droni, ecco la strategia di Obama

Droni, attacchi mirati, nuove opzioni per combattere Assad in Siria e la chiusura di Guantanamo. Nel suo discorso di ieri all’Università di Difesa nazionale, il presidente americano Barack Obama ha spiegato il nuovo orientamento della strategia di sicurezza nazionale e anti-terrorismo, in linea con i principi di giustizia e libertà della Costituzione degli Stati Uniti.

Il discorso è stato interrotto da una attivista del pubblico del gruppo pacifista Code Pink che dal pubblico ha insistito (urlando) che Obama dovrebbe utilizzare poteri esecutivi per chiudere il centro di Guantanamo immediatamente. Allo stesso tempo, secondo la Bbc, la donna ha puntato il dito contro l’uso di droni: mercoledì il governo americano ha riconosciuto la morte di quattro cittadini statunitensi a causa dei droni.

La guerra contro il terrorismo continua

“Gli Stati Uniti sono ad un bivio. Dobbiamo definire la natura e la ampiezza di questa lotta e non lasciare che sia lei a definire noi”, ha detto Obama, spiegando che non si può parlare di una guerra globale contro il terrore, perché si perdono di vista gli obiettivi precisi e si compromettono i valori del Paese.

Il presidente ha anche spiegato come i gruppi estremisti in Afghanistan e Pakistan sono stati colpiti grazie all’efficacia degli attacchi selettivi con droni, come si è indebolita Al-Qaeda e come sono stati sventati complotti contro la sicurezza americana.

I droni continueranno a volare

Nonostante la proposta di limitarne l’uso, Barack Obama si è riservato il diritto di continuare con gli attacchi selettivi con i droni. Ha assicurato che non si faranno indiscriminatamente né dove si vuole. Nei casi dove ci sarà l’opzione, si sceglierà di interrogare e processare i sospetti. Gli attacchi con i droni si faranno solo quando ci sarà una minaccia continua e con la certezza che ciò non provocherà la morte di civili.

“Game changer” sulla Siria

Nel discorso di ieri c’è stata un’altra novità: per la prima volta Obama ha confermato che in Siria sono state usate armi chimiche. Non si sa dove, come e da chi siano state usate, e per agire con nuove opzioni è necessario avere certezze, ma la “linea rossa” è stata superata.

“Sin dallo scorso anno ho chiesto al Pentagono, ai nostri militari e ai servizi di intelligence di preparare opzioni”, ha detto Obama, qualora arrivasse la conferma che il regime di Damasco ha usato il gas sarin contro la sua popolazione. Questo sarebbe il “game changer”, ha aggiunto.

Secondo il Washington Post, il presidente si prepara ad inviare armi all’opposizione siriana e ha anche fatto passi per stabilire una politica più aggressiva tra partner e alleati degli Stati Uniti e arrivare alla deposizione del leader siriano Bashar al Assad.

La via politica dei dialoghi resta, ma Obama prenderà la decisione finale sull’invio di armi ai ribelli entro giugno, prima dell’incontro con il presidente russo Vladimir Putin.

La chiusura di Guantanamo

Al centro del discorso di ieri (anche a causa dell’intervento dell’attivista) c’è stato anche il tema di Guantanamo, un punto chiave nella lotta anti-terrorista degli Stati Uniti.

“Non c’è motivo, oltre la politica, per giustificare il perché il Congresso impedisce la chiusura di un centro che non avrebbe mai dovuto essere aperto”, ha detto Obama. Guantanamo non solo è un simbolo di dubbiosa applicazione della legge negli Stati Uniti, ma anche un peso economico: ogni detenuto di Guantanamo costa agli americani un milione di dollari l’anno.

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