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Ricordando Andreotti

 

Giulio Andreotti negli anni della giovinezza visse con Aldo Moro il comune impegno formativo e religioso nella Federazione degli Universitari Cattolici. Moro era il presidente dell’organismo universitario e volle affidare al collega romano la direzione di Azione Fucina, periodico della federazione. Una volta scoppiato il conflitto, il presidente fu chiamato alle armi e sostituito proprio da Andreotti al vertice della Federazione. Facendo un passo indietro, il giovane direttore di Azione Fucina ancora studente, stava effettuando per la sua tesi di laurea  ricerche sulla Marina pontificia di Padre Guglielmotti presso la Biblioteca Vaticana. Si recò in biblioteca per consultare alcuni volumi ed espletate le normali procedure, compilato il modulo di richiesta lo presentò all’incaricato. Questi, letta l’indicazione del materiale di studio, domandò al giovane studente se caso mai non avesse di meglio da fare, che studiare la Marina pontificia in un momento così difficile per l’Italia. Infastidito per l’interferenza, insistette per ottenere i volumi indicati. L’avv. Spataro, in passato anch’egli presidente della Fuci, qualche giorno dopo  invitò Andreotti a casa sua per presentargli De Gasperi. Il responsabile del giornale “fucino” chiese a Gonella, col quale stava in amicizia  perché giornalista all’ Osservatore Romano, chi fosse questo De Gasperi, si sentì rispondere che era un personaggio importante: colui che stava organizzando il partito democristiano in Italia. Andreotti  giunto a casa dell’avv. Spataro rimase impietrito. Si trovò davanti a De Gasperi, che guarda caso era l’impiegato della Biblioteca Vaticana col quale aveva avuto quel piccolo incidente qualche giorno prima. Il “bibliotecario vaticano” mostrò soddisfazione per il lavoro che Andreotti stava svolgendo con Azione Fucina e lo incitò a proseguire. Gli chiese anche di collaborare con Gonella al giornale clandestino il Popolo, che sarebbe diventato successivamente giornale del partito, una volta tramontato il fascismo. Andreotti appena riuscì a porre qualche domanda, visto il completo digiuno che aveva sulla formazione politica, che De Gasperi con fare sbrigativo gli comunicò che l’avv. Mario Scelba lo avrebbe indirizzato allo studio degli scritti più rilevanti di Sturzo e di don Giulio de Rossi sul Partito Popolare. Per l’aspetto socio-economico gli raccomandò di approfondire il Codice di Malines. Dallo studio di quest’ultimo e importante documento nacque forse anche  l’idea del Convegno di Camaldoli, presso Arezzo, da cui poi il famoso Codice. Una iniziativa di studio che si svolse dal 18 al 24 luglio 1943 voluta dal Movimento Laureati Cattolici e dall’Istituto cattolico di attività sociali. Andreotti fu protagonista con altri intellettuali cattolici, tra cui Sergio Paronetto, Aldo Moro, Guido Gonella, P. Emilio Taviani, Giorgio La Pira, Pasquale Saraceno, Ezio Vanoni per la parte sociale, economica e giuridica. La conoscenza con De Gasperi, le riflessioni culturali, l’attività fucina spinsero Giulio Andreotti  ad abbracciare l’impegno politico, che da allora non abbandonerà mai più, e che lo proietterà negli anni  per sette volte ai vertici del governo del Paese.

 

 

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