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Ecco gli Stati che hanno più testate nucleari

L’obiettivo del disarmo nucleare è ancora lontano. Nel mondo, in mano a otto Stati, ci sono oltre 17mila testate nucleari. In calo rispetto al 2012, ma soltanto grazie alla Russia e agli Stati Uniti in ottemperanza del trattato Start. Mosca ha portato le testate da 10mila a 8.500. Washington da 8mila a 7.700.

A destare preoccupazione sono invece i Paesi asiatici e gli stock in aumento di Cina, India e Pakistan,oltre ai progetti di ammodernamento degli arsenali dei Paesi firmatari del trattato di non proliferazione, che sono anche i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu: cinesi, russi, statunitensi, britannici e francesi.

I dati emergono dall’ultimo rapporto dell’Istituto di Stoccolma per le ricerche sulla pace (Sipri). Il centro di ricerca punta l’attenzione sul contesto asiatico degli ultimi anni per le dispute territoriali nel Mar cinese orientale e meridionale che oppongono Pechino a Giappone, Filippine e Vietnam; per la crisi nella penisola coreana; per le tensioni tra Pakistan e India conseguenza degli attacchi a Mumbai del 2008 e della mai sopita questione kashmira.

“Sebbene gli Stati tentino di evitare conflitti diretti e abbiano sospeso il sostegno a movimenti ribelli in altri Paesi, i sospetti decennali non sono sopiti e l’integrazione economica non ha avuto come sbocco un’integrazione politica”, spiega il Sipri.

Guardando ai numeri, la Repubblica popolare ha 10 testate nucleari in più rispetto al 2012, che portano il totale a 250, senza che tuttavia ci siano dati su quante siano operative.

Dieci testate in più anche per India e Pakistan. La “più grande democrazia al mondo”,Stato non firmatario del trattato di non proliferazione, ha in arsenale tra le 90 e le 110 testate. Il Paese dei puri tra le 100 e le 120. Israele mantiene invece invariato il proprio stock di 80 testate, il cui possesso non è tuttavia mai stato ammesso pubblicamente. Numeri invariati anche per Francia e Gran Bretagna con rispettivamente 300 e 250.

Dalle stime del Sipri resta fuori la Corea del Nord. Il regime ha condotto lo scorso febbraio il suo terzo test nucleare in spregio alle risoluzioni Onu e si ritiene possegga almeno otto bombe, con poche certezze sul loro stato operativo, anche se si ritiene siano ancora troppo grandi per essere montate su missili.

“Ci sono pochi elementi per far sperare che i Paesi che possiedono l’arma nucleare abbiano sinceramente la volontà di abbandonare il loro arsenale. I programmi di modernizzazione a lungo termine in corso in questi Stati mostrano che le armi nucleari rappresentano ancora un elemento imprescindibile per affermare la propria potenza militare”, ha spiegato il coordinatore dello studio, Shannon Kile.

Ma è forse a un altro indicatore che bisogna guardare per capire se l’obbiettivo disarmo sia reale o soltanto a parole. Si tratta dei numero dei test sui sistemi capaci di trasportare le testate condotti nel 2012 vera spia dell’impegno a modernizzare ed espandere gli arsenali.

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