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La Tunisia post Ben Ali e quella voglia di chiudere un’epoca

Cosa si intende per legge di immunizzazione della rivoluzione? La Tunisia che tenta una via di uscita democratica al dopo Ben Ali si riscopre intenta a ragionare su quale destino riservare proprio agli ex esponenti del regime autoritario di Zine el Abidine Ben Ali. Cosa fare dunque di tutti quei dirigenti che occupavano posizioni di rilievo? Manager, fedelissimi del grande capo, politici prostrati sic et simpliciter ai desiderata che sono stati sulla cresta dell’onda per due decenni. E che adesso rappresentano un bastone fra le ruote di quel vento nuovo che vorrebbe riportare serenità in un Paese martoriato da oppressioni e deficienze di diritti.

In Parlamento
La cosiddetta legge di immunizzazione, quindi, se dovesse riscontrare i favori del parlamento si tradurrà automaticamente in una sorta di cesoia naturale e indiscriminata nei confronti di tutti gli aderenti al regime. Il governo ad oggi può solo puntare sulla difesa della rivoluzione per recuperare consenso, confida a Formiche.net Ilaria Guidantoni, scrittrice e blogger esperta delle vicende tunisine, autrice di “Tunisi, datteri, chiacchiere e the – viaggio in una società che cambia” (Albeggi edizioni) e “Tunisi: taxi di sola andata(No Reply), secondo cui le promesse del lavoro, “un evidente cavallo di battaglia di Ennahda, sono andate in fumo e ora occorre giocare su giustizia e sicurezza”. Ma le motivazioni sono da ricondurre ad una sfera prettamente politica.

Nida Tunès
Il partito Nida Tunès, ricorda la scrittrice, sta guadagnando consensi e si dice sia rifugio di transfughi dell’ex RCD. La questione morale è un buon argomento. In sé per altro corretta, serve un repulisti e posti di lavoro ancora ‘occupati’. Ma il problema è il modo, in quanto “il popolo tunisino non vuole violenza e all’indomani della caduta del dittatore ha chiesto giustizia non giustizialismo. Soprattutto è importante capire chi è secondo quali criteri si occuperanno gli spazi liberati dai tagli lineari, posti cruciali: istruzione, p.a. e forze dell’ordine, oltre che media”.

Giornalista pestato
Il clima non è dei migliori nel Paese e lo dimostra il fatto che due giorni fa, in occasione della discussione da parte dell’Assemblea costituente proprio di quella legge, la Lega ha promosso una manifestazione pubblica. Con un giornalista aggredito e pestato solo perché intendeva realizzare un servizio televisivo.

E dopo le piazze?
Ragion per cui moltissimi sono gli osservatori internazionali che intendono utilizzare la notizia di questo provvedimento legislativo come occasione per ragionare su cosa resti di quella primavera tunisina, di quelle piazze e di quelle urla di libertà, con una mobilitazione allora che oggi sembra essere purtroppo lontana anni luce. “Le rivoluzioni entusiasmano, uniscono interessi diversi per il cosiddetto ‘bene comune’, poi viene il tempo della transizione e i partiti dividono per conto della spartizione del potere, sopratutto in frangenti di crisi quando – conclude Guidantoni – la torta rischia di non bastare per tutti”.

twitter@FDepalo

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