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Che cosa si muove al Centro? Il caso dei Popolari per l’Europa

Cosa si muove al centro? Niente minestre riscaldate, ma un contenitore innovativo in chiave di popolarismo europeo per attirare elettori disorientati: questa la direttrice di marcia che sta ispirando in queste ultime settimane il rassemblement di forze “centrodestriste”, non necessariamente cattoliche e di matrice riformatrice ed europea, che trova il suo punto focale nell’associazione “Popolari italiani per l’Europa (domani attesa da un passaggio statutario determinante).

Nata dallo stimolo di alcuni europarlamentari, come Gargani, Salatto, Zanicchi e Tatarella e senatori come Albertini e Di Biagio, punta a rappresentare un pungolo in chiave partitica, nella consapevolezza che liste civiche e iniziative singole necessitano poi di una conformazione politicamente più caratterizzante. É in questo senso che i rumors danno già molto interessati alla cosa (ma non la si chiami cosa bianca, chiede uno dei promotori) battitori liberi come Alfio Marchini, reduce dal primo turno delle amministrative per il Campidoglio. 

Sarà un partito?
Nessuno può dirlo ancora con certezza, ma dalle menti che stanno lavorando sui territori per procedere a un ricambio generazionale, al momento trapelano solo due date, verosimilmente prima della pausa estiva, da cui si comprenderà qualcosa in più di questo progetto. A Trento ci sarà un convegno incentrato sulla figura di Alcide De Gasperi promosso da Gargani e in Sicilia, in una cornice simile, uno su Don Sturzo. Con un mantra che in molti vorrebbero fosse ben chiaro: porte chiuse a chi ha già “dato” in termini di legislature e presenze sulla scena, ma spazio ad una classe dirigente di 40enni, da formare in vista delle elezioni europee del 2014. E che abbiano una forte identificazione nei territori di riferimento. Come dire, niente nomi calati da Roma (o da Milano).

Quali compagni di viaggio?
L’obiettivo della nuova cosa, che a settembre inizierà a radicarsi nelle regioni italiane con coordinamenti e strutture organizzative, è di coagulare nomi e forze che gravitano nel Pdl così come in Sc e nell’Udc, ma senza disdegnare i moderati (e gli scontenti) del Pd in un dialogo franco e aperto a tutti (tranne alla sinistra anti europea). In questo senso un’opa significativa potrebbe essere fatta dal ministro della Difesa Mario Mauro, con un passato nelle stanze europee (è stato vicepresidente del Parlamento) ma soprattutto collante ideale tra le due formazioni. Per dirne una, se il suo fosse non solo un semplice endorsement, ma da benedizione si tramutasse in qualcosa in più, l’Udc in molte regioni d’Italia non avrebbe dubbi di sorta. Frenetici negli ultimi giorni sono stati i contatti con esponenti storici dell’ex scudo crociato, come Angelo Sanza e l’eurodeputato Potito Salatto, detentore di un consistente pacchetto di voti nel Lazio, che sarebbe pronto a non ricandidarsi sulla scorta del principio “largo ai giovani”.

Imperativo futuro: novità
Ciò che sarà strategico, in un periodo dove vanno sempre più di moda i rassemblement e le novità 2.0 come i recenti movimenti segnalati a destra, sarà di evitare “minestre riscaldate”, confida sotto voce una delle teste che sta fornendo spunti e consigli ai giovani interessati a questa nuova avventura. Sia perché la gente non capirebbe, sia perché almeno al 50% un brand del tutto nuovo attira a priori, si veda il caso Renzi. Quindi tanto vale rimboccarsi le maniche e farsi venire alla svelta idee, possibilmente originali e veramente innovative.

twitter@FDepalo

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