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Restyling della classe dirigente

Ieri poco dopo le 19 si è svolta la manifestazione pro Silvio in Piazza Farnese sull’ultima sentenza in merito al caso Ruby. Erano presenti all’appuntamento alcune centinaia di simpatizzanti berlusconiani posizionati davanti al camioncino rosso allestito a mo’ di palco. Alle spalle del direttore del “Foglio” Giuliano Ferrara c’era un maxi striscione con la scritta: “Siamo tutti puttane, no all’ingiustizia puritana”.

E’ stata inneggiata l’idea da parte dei militanti pidiellini che Berlusconi potesse fare della sua vita privata ciò che voleva. E su questo punto non si discute. Il problema è un altro. Un Presidente del Consiglio, proprio in forza della sua posizione deve mantenere una certa compostezza ed immagine – non abusare del suo potere. Non è moralismo, né tanto meno retorica – ma come diceva Gandhi “io sono l’esempio”.

L’esempio arriva dal rispetto delle regole istituzionali e non. Quante volte ho sentito in metro, sull’autobus o per strada le parole:” Son tutti uguali i politici, se fregano loro perché non posso fregare io…”. Ebbene, i politici non sono tutti uguali, ma si rischia di fare di tutt’erba un fascio e purtroppo, in un clima di così forte avversione nei confronti della politica, a rimetterci son sempre gli  invisibili (politici). Dunque, a cosa serve l’esempio? Il buon esempio serve per costruire una società civile verso l’eccellenza e non verso la mediocrazia, l’esempio è necessario per attuare (da parte dei cittadini) una distinzione tra classe dirigente orientata alla difesa di interessi particolari o generali.

Non solo belle parole. È giunta l’ora di convincersi che per dare uno scossone a questa empasse politica e reindirizzare l’attenzione verso i veri problemi del Paese sia necessario ritornare alla cura di casa nostra, partendo dalle fondamenta, attraverso una ridefinizione culturale e valoriale della nostra classe dirigente, orientata altresì alla forte competenza disciplinare. Sarebbe stato bello che nello striscione di Ferrara fosse comparsa la scritta: “ Siamo tutti precari. Basta alle ingiustizie sulla dignità”.

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