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Datagate, Aspen spiega come evitare un nuovo caso Snowden

Il caso Snowden e le sue conseguenze sull’intelligence Usa e sul rapporto tra sicurezza e libertà sono stati – assieme alla lotta contro il terrorismo e all’evoluzione delle cosiddette “primavere arabe” – i temi principali della quattro giorni di panel dal 17 al 20 luglio dell’edizione 2013 dell’Aspen Security Forum.

Il primo punto emerso venerdì è che la National Security Agency, al centro dello scandalo per le rivelazioni di Snowden sui sistemi di spionaggio e sorveglianza dell’agenzia, metterà in pratica nuove misure per evitare che siano diffuse informazioni riservate come quelle consegnate dalla fonte al Guardian, al Washington Post e al South China Morning Post.

Nuove regole alla Nsa

I funzionari potranno accedere a determinate informazioni soltanto in presenza di un collega, ha detto il numero uno della Nsa, Keith Alexander. I dati saranno criptati meglio, soprattutto saranno segmentati, in modo che sia difficile averli nella loro interezza.
Ulteriori misure di sicurezza saranno prese anche dal Pentagono e dalle altre agenzie di intelligence. Per il vicesegretario della Difesa, Ashton Carter serviranno a proteggere i sistemi da “individui aberranti”. Per i funzionari governativi l’ex consulente Nsa, dallo scorso 23 giugno costretto nell’area transiti dell’aeroporto Sheremetevo di Mosca e sotto accusa in base alla legge sullo spionaggio, ha messo a rischio la sicurezza nazionale.

Sicurezza in pericolo?

Su quanto ciò di cui viene accusato Snowden sia vero, il dibattito è ancora aperto. Le rivelazioni possono essere pericolose, ha detto il vicedirettore dell’Nsa, John Inglis davanti al Comitato giuridico della Camera, ma “è ancora presto per dire quanto gli avversari abbiano carpito”.

Per Anthony Romero, direttore dell’American Civil Liberties Union, citato dal Los Angeles Times, Snowden ha invece fatto un servizio alla nazione, aprendo di fatto il dibattito sui programmi si sorveglianza. Programmi che Alexander ha difeso ad Aspen, pur non escludendo che possano subire dei cambiamenti, a esempio nella raccolta dei tabulati telefonici facendo in modo che siano le compagni e non l’agenzia a gestire i datebase.

Il nodo “primavere arabe”

Altro tema di dibattito è stato l’esito delle sollevazioni nel mondo arabo e islamico iniziate nel 2011 e ancora vive con la deposizione poche settimane fa del presidente egiziano Mohamed Morsi, dopo appena un anno di governo. I Paesi dove gli Usa hanno sostenuto il regime change, sono passati dall’essere autocrazie stabili a realtà instabili e rischiose per la politica statunitense, scrive il blog Security Clearance della Cnn. Con le vittorie elettorali delle formazioni islamiste e gli attacchi agli interessi statunitensi lo zelo democratico che aveva portato a sostenere questi cambiamenti, continua il blog, e a Washington si fa strada l’idea che il sostegno non debba dipendere soltanto dalla democrazia, ma anche da altri fattori come stabilità, Stato di diritto e tolleranza.

L’opinione del generale Mattis

Su questi temi si è soffermato quello che Business Insider ha definito uno degli interventi più interessanti del forum, quello del generale in congedo James Mattis. Sulle vicende egiziane non ha risposto direttamente alla domanda se l’intervento dei militari contro il presidente espressione dei Fratelli musulmani sia stato un colpo di Stato o meno, sicuramente, ha detto, è stato una “battuta d’arresto per la democrazia”. Frasi dette senza alcuna simpatia per la Fratellanza.

Ma il generale ha spaziato dalla Siria, all’Iran, al nodo sequestration. Senza il sostegno iraniano Bashar al-Assad sarebbe già caduto e questo sarebbe stato il più grosso smacco politico per Teheran in 25 anni. Mattis non nasconde il disappunto per l’uso iraniano dello spazio aereo iracheno per sostenere i siriani. “Qualcosa che non ci saremmo aspettati quando ci ritirammo dall’Iraq”. Per il generale ogni ipotetico intervento militare Usa, fosse anche soltanto l’imposizione di una no-fly zone, dovrà avere prima chiari gli scopi politici. Non è possibile agire, buttare giù una statua e poi chiedersi cosa fare, spiega con in mente l’esempio iracheno.

Sul tema della sequestration e sui tagli al bilancio della Difesa manda un ammonimento a generali e ammiragli. Basta dire che indebolirà gli Usa un messaggio che cui nazioni come “Iran e Corea del Nord potrebbero iniziare a prendere sul serio“.

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