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Le ovvietà di Casaleggio conquistano i “demiurghi” del nulla

Un’ovvia e scontatissima dichiarazione di Casaleggio mentore del M5S, che avrebbe potuto rendere a giornali e tv qualsiasi cittadino italiano che segue le cose della politica di governo, è stata rilanciata dai mezzi di comunicazione alla stregua di una “verità rivelata”. Il contenuto dell’esternazione del poco noto signore del M5S si riferiva alla grave situazione socio-economica che l’Italia sta vivendo, e che da qui a qualche tempo potrebbe sfociare in incontrollabili proteste di piazza. Le frasi pronunciate sono simili per forma e sostanza a quelle di altri politici che, da anni ufficialmente e in privata sede, vanno ripetendo. La questione suscita interesse non tanto per l’intervento dell’esponente di M5S, che è libero di folleggiare quanto e come vuole, ma per il sostegno che ha ricevuto,forse anche insperato, da qualche scafato politico di livello nazionale e regionale. Se c’era bisogno di accodarsi alle dichiarazioni di certi grillini per farsi notare è proprio vero che questa seconda repubblica non ha mai avuto niente da dire. Ed oggi è al capolinea, prima cala il sipario meglio è per l’Italia! Meraviglia che esponenti politici, con anni di esperienza alle spalle, aspettano le esternazioni sgangherate degli ultimi arrivati, che tra l’altro avendo in disprezzo il Parlamento lo definiscono addirittura letame, solo per avere qualche titolo di giornale. E’ confermato quanto sia approssimativo e scarso in quest’epoca il peso culturale e politico degli eletti nelle istituzioni locali e parlamentari. E’ il caso forse di togliere credito a ciarlatani, santoni, sciamani, untori in servizio permanente effettivo in libertà e guardare alla politica con serietà, come “arte nobile e libera”. Essa, affidandosi a onesti rappresentanti con energie etiche e culturali rinnovate, ponga al primo punto il principio di partecipazione, quale criterio di novità e di crescita di una nuova classe politica, in grado di affrontare i reali problemi della gente, che si chiamano occupazione, sanità, istruzione, università, ricerca, trasporti, fisco equo, welfare rinnovato, lotta ala povertà e all’illegalità. I partiti politici dovranno con serietà e coraggio porre mano all’organizzazione interna e definire regole certe di partecipazione democratica come previsto dall’art. 49 della Costituzione. Se si riuscirà ad agire politicamente, facendo decollare partiti rinnovati, si può sperare di costruire un moderno sistema, che sappia innescare un reale processo riformatore nelle istituzioni e nel mondo socio-economico del Paese.

Una riforma della struttura istituzionale, che partendo dai comuni arrivi fino alle assemblee parlamentari, all’esecutivo, al vertice dello Stato; e una riforma radicale del sistema socio-economico che sappia coniugare pubblico-privato, così come in passato, quando l’intervento dello Stato in economia significava crescita e sviluppo, secondo il pensiero di Keynes,  sono i due momenti da cui partire per modernizzare lo Stato.

La riforma delle riforme resta comunque una legge elettorale proporzionale che cancelli in modo radicale e irreversibile l’ignobile e schifoso porcellum. Riuscendo a percorrere questo sentiero, sia pure angusto e tortuoso, ci si avvierebbe di certo verso obiettivi attesi da anni, che farebbero riconquistare all’Italia una reale e moderna democrazia, come tutti attendono da tempo. A quel punto, i ciarlatani, i santoni, gli sciamani, gli untori svanirebbero, perché incapaci di cultura di governo e la politica, quella vera, ritornerebbe prepotentemente in campo, nonostante alcune centrali, estere e interne, siano attivamente impegnate a soffiare sul fuoco del caos. Con buona pace dei Casaleggio, Grillo, Renzi e altri ancora.

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