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L’Interpol sconfessa la tesi di Ablyazov

Si complica (e, se possibile, si infittisce ancora di più), la situazione di Mukhtar Ablyazov, il dissidente kazako ricercato per truffa internazionale e di sua moglie Alma Shalabayeva.

“L’ufficio Interpol del Centroafrica, nell’ambito delle attività investigative svolte dalla Questura di Roma, ha riferito che il passaporto esibito dalla signora Alma Shalabayeva, emesso dalla Repubblica Centroafricana, risulta falsificato”. Lo scrive in una nota il dipartimento Pubblica sicurezza replicando al ministro della Giustizia della Repubblica Centroafricana che in un’intervista ha definito regolare il documento esibito dalla moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa dall’Italia con la figlia minorenne. “Nei due passaporti intestati alla signora Alma – prosegue il comunicato – uno rilasciato dal Kazakistan e l’altro dalla Repubblica Centrofricana (quindi due Paesi di origine diversa) risultano, infatti, due luoghi di nascita differenti e in più quello indicato nel passaporto della Repubblica Centroafricana, risulta addirittura inesistente”, conclude la nota.

Il comunicato rappresenta una vera e propria svolta nel giallo kazako, perché aggiunge un nuovo e decisivo elemento alla sentenza del tribunale di Roma secondo cui l’espulsione della donna dal territorio italiano non è stata corretta perché basata sul che la signora avesse un passaporto falso.

Nuove notizie anche per quanto riguarda Ablyazov. “A tutt’oggi il Segretariato Generale dell’Interpol non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dal Regno Unito, né da nessun altro paese, circa il riconoscimento dello status di richiedente asilo/rifugiato accordato al signor Ablyazov”. Lo scrive il segretario generale dell’Interpol Ronald K. Noble in una lunga lettera sulla vicenda inviata al capo della Polizia Alessandro Pansa e al direttore della Criminalpol Francesco Cirillo.

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