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Un primato italiano, purtroppo

L’Italia del 2012 ha ancora il primato delle violazioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e delle infrazioni in ambito UE”: parola di Salvatore Nottola, Procuratore Generale presso la Corte dei Conti.

Dopo la tanto attesa chiusura della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per deficit eccessivo, la Corte dei Conti, in occasione del Giudizio sul Rendiconto Generale dello Stato, ha evidenziato un imponente contenzioso con le Corti europee che rischia di avere effetti dirompenti sul bilancio nazionale italiano a causa dei 120 milioni di euro di indennizzi richiesti e non pagati.

Sono ben 2569 le sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo contro l’Italia e ancora da eseguire.

Un triste primato tutto italiano che rende il “Bel Paese” un “costante sorvegliato speciale”, posto sotto la vigilanza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

Tra le sentenze che hanno determinato effetti più gravi per l’Italia c’è la condanna per trattamenti carcerari inumani e degradanti. Le carceri ospitano 139,7 detenuti ogni 100 posti letto disponibili, con un rapporto che sale a 149,9 nel Nord Italia. Tradotto in valori assoluti vuol dire che ci sono 66.000 detenuti per 47.000 posti letto e, una volta tanto, il Sud Italia vanta un “dato positivo”con una “punta di eccellenza”: la Sardegna, unica regione sotto la soglia di “sovraffollamento”.

Le motivazioni di questa insostenibile situazione risiedono sostanzialmente nel numero elevato di detenuti in attesa di giudizio (il 43,1% nel 2010 contro un media europea pari al 27,1%) e nel ridotto utilizzo delle misure alternative al carcere (i soggetti in misura alternativa sono 30,5 su 100.000 abitanti in Italia, contro un valore medio europeo di 199,2).

L’Italia ha solo un anno di tempo per risolvere questo problema. Nel caso in cui non si intervenisse in modo risolutivo, le conseguenze in termini sociali ed economici saranno molto pesanti. Per ora la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sospeso tutti i ricorsi in materia, per i quali sono già previsti 700.000 euro di indennizzi per violazione dell’art. 3 della CEDU. E l’elenco di ulteriori ricorsi è lungo.

A questi problemi si aggiunga che in ambito Ue l’Italia continua a detenere il primato delle procedure di infrazione attivate dalla Commissione nei confronti degli stati membri per violazione del diritto europeo.

Infatti, tra il 1952 e il 2012 ben 633 ricorsi sono stati presentati dalla Commissione nei confronti dell’Italia, soprattutto in tema di violazione delle norme a tutela dell’ambiente e in tema di mancato recupero di aiuti di Stato alle imprese.

Anche in questi casi i costi da sostenere sono rilevanti. Per esempio, solo per la non corretta applicazione delle direttive in materia di controlli sulle discariche abusive la Corte di Giustizia ha il potere di comminare sanzioni pecuniarie pari ad oltre 61 milioni di euro ed una penalità di mora giornaliera pari a circa 250.000 euro.

Insomma, tra il “dire” e il “fare” ci sono i costi del “non fare” o del fare male: una ulteriore “tassa occulta” a carico delle famiglie italiane.

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