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I droni che esplorano la Costa Concordia, a che servono e da dove arrivano

C’è un motivo d’orgoglio in più per l’Italia dopo la riuscita rotazione della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata all’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012.

I DRONI ITALIANI
Tra i tecnici di Titan Micoperi, il consorzio incaricato di riportare in posizione verticale il relitto, c’era una squadra che si occupa di telecomandare droni. A produrli è un’azienda italiana – come spiega Nino Cirillo sul Messaggero. Di dimensioni ridotte rispetto ai robot teleguidati usati per scopi bellici, questi velivoli, “almeno tre“, hanno una lunghezza di “circa trenta centimetri” e “sono simili a quelli abitualmente usati negli stadi di calcio per riprese altrimenti impossibili sugli spalti“.

UN IMPIEGO CELATO
Il loro impiego, all’indomani dell’operazione che ha riportato in asse la nave, è stato tenuto volutamente nascosto per tutta la giornata. Solo a sera – rivela il quotidiano diretto da Virman Cusenza – se n’è avuta una faticata conferma.

A COSA SERVONO
Le ricognizioni dei droni civili si stanno concentrando sulla parte danneggiata della nave. Serviranno a indicare la prima strada ai sub quando entreranno nella pancia del relitto per raccogliere ulteriori dettagli. E potrebbero rivelarsi decisive per trovare tracce dei corpi dispersi di una passeggera, Maria Grazia Trecarichi e di un cameriere, James Rebello, entrambi sulla Concordia al momento del naufragio.

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