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Effetto-Datagate, contro le spie estere qualche governo pensa alle Tlc in-house

Le telecomunicazioni fanno parte delle infrastrutture più sensibili di un Paese e lo sottolineano recenti scelte e prese di posizione di governi di tutto il mondo. Gli Stati Uniti hanno condotto negli ultimi anni un tale ostracismo verso i vendor di attrezzature cinesi, Huawei in primis, da spingere quest’ultima a uscire dal mercato americano – la paura di Washington è che i cinesi possano introdurre programmi-spia nei loro device e mettere a rischio la sicurezza nazionale.

Ma come noto il governo americano è a sua volta al centro di uno dei più capillari programmi di spionaggio – il famigerato Datagate – condotto persino sugli smartphone e il Brasile pensa di difendersi sviluppando localmente le attrezzature di rete che le aziende telefoniche dovranno poi obbligatoriamente usare per evitare intrusioni da parte di spie estere, secondo quanto indicato dal ministro delle Comunicazioni Paulo Bernardo.

Per ora si tratta solo di un’ipotesi al vaglio del governo sud-americano, ma al presidente Dilma Rousseff non sono piaciute le dichiarazioni del giornalista statunitense Glenn Greenwald secondo cui la National Security Agency americana avrebbe usato un suo software per accedere alle comunicazioni del presidente brasiliano.

L’idea di attrezzature di rete tutte nazionali è secondo gli analisti percorribile pur se di non facile attuazione; e non è isolata, visto che il ministro tedesco dell’Economia Philipp Roesler ha detto che l’Unione Europea dovrebbe realizzare una sua rete Internet chiusa e indipendente dai server made in Usa, per evitare il rischio di spionaggio industriale e violazioni della privacy.

Intanto il governo del Canada, di fronte alla grave crisi del suo colosso Blackberry, che ha annunciato 4.500 licenziamenti e perdite per quasi un miliardo di dollari, tiene duro di fronte al pressing del vendor che vorrebbe una modifica dell’Investment Canada Act che dà al governo l’ultima parola sui takeover di un certo valore; Ottawa preferirebbe evitare che Blackberry finisca nelle mani, per esempio, della cinese Lenovo: il colosso canadese non produce solo smartphone ma anche server su cui viaggiano parte delle comunicazioni, e dei dati sensibili, di Canada e Stati Uniti.

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