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Tutte le critiche dei cattolici americani a Papa Francesco

Se in Italia le parole e i gesti di Papa Francesco sono accolti quasi sempre con favore e plauso, altrove l’onda-Bergoglio fa discutere e divide.

È il caso degli Stati Uniti, teatro da anni della battaglia per la difesa dei principi che Joseph Ratzinger definì “non negoziabili”. Aborto, contraccezione e nozze omosessuali hanno rappresentato infatti il terreno di scontro tra la Chiesa locale e il governo federale, da quando alla Casa Bianca risiede il liberal Barack Obama.

In prima fila, c’è il presidente della conferenza episcopale, il conservatore arcivescovo di New York Timothy Dolan. Solo pochi giorni prima dell’intervista di Papa Francesco a Civiltà Cattolica in cui il Papa chiariva che “l’opinione della Chiesa su questi temi è nota e non c’è bisogno di parlarne sempre”, il porporato ribadiva le critiche al mandato sanitario federale, definito ancora una volta come minaccioso per la libertà religiosa. In pochi mesi, Bergoglio ha rovesciato l’agenda pastorale. Le priorità non sono più quelle di prima, il timone va orientato verso i poveri, alla misericordia, alla pietà cristiana. Niente più baionette, dunque. E il risultato è che un intero episcopato è rimasto spiazzato. Il più noto filosofo cattolico americano, Michael Novak, qualche giorno fa alla Stampa si è chiesto se il Papa “si renda conto di quanti danni sta facendo“.

“Incoraggia le critiche contro la chiesa”
Francesco – spiega Novak – non vuole cambiare la dottrina, ma il tono. “Però l’effetto rischia comunque di essere dannoso, perché mette molti cristiani sulla difensiva, proprio quando sono attaccati. Nello stesso tempo incoraggia le critiche contro la chiesa, da parte dei suoi avversari dichiarati, che non aspettavano altro”. In particolare, nota ancora il filosofo, le sue parole lo espongono alla strumentalizzazione da parte di chi vuole colpire la chiesa. Basta guardare come le ha usate il New York Times”. Rusty Reno, direttore del mensile cattolico “First Things”, mette in guardia circa la possibilità che “i lettori americani, e forse anche gli europei, potrebbero leggere tracce di progressimo nelle parole di Francesco. E questo – chiarisce – non aiuta, almeno non nell’ospedale da campo della chiesa americana“. Reno va oltre e parla apertamente di una cultura che ha fatto propria la “resa incondizionata”. Davanti a noi, aggiunge, “c’è una cultura secolare che non accetterà di parlare meno di aborto, nozze gay o contraccezione. L’unica via d’uscita accettabile è il compromesso o il silenzio”. Il dialogo no, perché “il mondo intellettuale cattolico ha dialogato per cinquant’anni, e il risultato è la secolarizzazione”.

La prospettiva cristocentrica di Francesco

Più prudente e aperto al cambiamento è invece il biografo di Giovanni Paolo II, George Weigel. Bisogna prendere atto, dice, che il Papa è cambiato. C’è un pastore che si rivolge al popolo come predicatore piuttosto che come accademico, e che Francesco “è determinato a reindirizzare l’attenzione della chiesa e del mondo a Gesù Cristo”. Una dimensione cristocentrica che, secondo Weigel, alla fine farà risultare evidente la continuità con i due predecessori. Ma il tema è comunque all’ordine del giorno. Lo stesso Dolan, a luglio, si mostrava perplesso per alcuni passi del Pontefice argentino, mentre l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, parlava apertamente di “delusione” nell’ala conservatrice per l’elezione di Jorge Mario Bergoglio. Frasi poi addolcite, ammorbidite, spiegate, ma che lasciano comunque il segno di un malessere. Pochi giorni fa, poi, il vescovo di Providence, mons. Thomas Tobin, si chiedeva nel bollettino diocesano “perché il Papa non parli dei bambini non nati”.

Il contesto di Bergoglio

Francesco non cambia la dottrina, ma ritiene che di questi temi se ne debba parlare nel contesto adeguato. Un esempio è arrivato la scorsa settimana, quando ha usato parole durissime contro l’aborto ricevendo in udienza una delegazione di medici cattolici. Frasi in continuità con quelle di Wojtyla e Ratzinger, ma che appunto venivano pronunciate nell’ambito di un incontro ad hoc. L’episcopato americano non ha che due strade davanti a sé: o si conforma al nuovo corso (e le prime parole di Dolan dopo l’intervista del Papa a Civiltà Cattolica sembrano andare in tale direzione) o si innesterà un pericoloso meccanismo potenzialmente lacerante. Ma su questi rischi, Francesco ha indirettamente messo in guardia proprio ieri, nell’udienza generale in Piazza San Pietro: “Come recitiamo nel Credo, la chiesa cattolica è una. Non esiste una chiesa europea, una asiatica, una africana, una americana. Non si può privatizzare la chiesa”.

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