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Lo sapete perché la Turchia vuole intervenire in Siria?

In vista di un intervento militare contro il regime di Damasco, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan ha già schierato truppe supplementari alla frontiera con la Siria. La notizia è stata confermata oggi dall’agenzia Dogan, che ha precisato che il governo di Ankara ha ordinato anche il dispiegamento di 20 veicoli militari.

“Questo è un crimine contro l’umanità e non può restare senza risposta”, ha avvertito il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, in riferimento all’attacco chimico del 21 agosto scorso. Ieri Erdogan, dal vertice del G20 a San Pietroburgo, si è detto pronto “ad assumere un posto in qualsiasi tipo di coalizione” contro la dittatura di Bashar al-Assad.

Anche prima dell’escalation degli ultimi giorni, la Turchia evidenziava da tempo la necessità di intervenire contro Damasco. Non a caso si tratta dell’unico vicino della Siria e membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu che si è schierato a favore dell’operazione. La Turchia è sempre stata critica verso il regime di Assad ed è da marzo del 2011, quando è cominciata la guerra civile, che porta avanti la richiesta di un intervento multilaterale.

Davutoglu ha criticato ieri la mancanza di risposta dell’Onu nella vicenda siriana. La paura della Turchia per un possibile attacco con gas nervino aumenta col passare dei giorni. La frontiera tra la Turchia e la Siria è lunga 900 chilometri. Ankara ha sostenuto i ribelli, economicamente e logisticamente, e ha permesso loro di usare il proprio territorio come centro operativo. In più, in Turchia ci sono circa 500mila profughi di guerra siriani secondo stime ufficiali dell’Onu.

Secondo il ministro degli Esteri turco, in questi anni la guerra in Siria si è spostata diverse volte oltreconfine. A giugno del 2012 un aereo di Ankara sarebbe stato colpito sulla costa siriana dalle forze di Assad. A ottobre, cinque donne turche sono state uccise in un Paese della frontiera per un’esplosione e più volte cittadini turchi sono rimasti feriti a causa degli scontri in Siria. L’ultimo incidente è avvenuto lo scorso maggio, quando cinquanta persone hanno perso la vita nello scoppio di due auto-bomba nella città di frontiera Reyhanli.

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