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Rottamiamo le teorie di Abi e Kpmg su banche e sportelli. Report Cgil

I sindacati smontano alcune delle conclusioni dell’Associazione bancaria italiana (Abi) sugli istituti di credito nostrani. L’ufficio studi della Fisac Cgil, in uno studio dal titolo “Nostre osservazioni su attività e redditività bancaria in Italia ed Europa”, parte da alcuni numeri e commenti forniti dall’Abi per giungere a conclusioni anche molto diverse da quelle dell’associazione dei banchieri presieduta da Antonio Patuelli.

IL NODO DEGLI SPORTELLI FISICI
È il caso degli sportelli, per i quali l’Abi calcola un sovrannumero per l’Italia rispetto al numero di filiali degli altri Paesi europei. Ebbene, secondo l’ufficio studi della Fisac Cgil, in realtà, il confronto sulle filiali andrebbe fatto rispetto alle maggiori economie europee, senza includere Paesi come la Finlandia e Malta (cosa che fa appunto l’Abi). In questo modo – è sempre la linea dell’ufficio studi del sindacato guidato da Susanna Camusso – si può notare che “sia in termini di crescita che di rapporto sportelli/abitanti il nostro sistema non differisce particolarmente da quelli confrontati, anzi, in alcuni casi il numero di sportelli risulta inferiore”. Nel dettaglio, fanno notare dalla Cgil, nel 2012 in Italia risultano esistere 5,3 sportelli ogni 10mila abitanti, dato in linea con la media europea e inferiore alla Spagna, dove il dato si attesta a 8,3 sportelli per 10mila abitanti, mentre la Francia viaggia a quota 5,9. “In analogia – sottolineano ancora i sindacati – se rapportiamo il numero dei dipendenti dei maggiori sistemi bancari europei, ogni 10mila abitanti, in Italia nel 2012 questo rapporto è pari a 51 mentre nella media dell’area euro è 63; in Germania, Francia e Regno Unito rispettivamente troviamo 80, 64 e 72 dipendenti per 10mila abitanti”. Dunque non si direbbe che da noi ci sia sovrabbondanza di dipendenti bancari, come l’Abi spesso lascia intendere.

BANCHE E INTERNET
L’ufficio studi della Fisac Cgil si sofferma anche sulla questione dell’evoluzione tecnologica e della diffusione di internet. In un recente report, Kpmg sottolineava come il numero di sportelli, nel tempo, dovrebbe diminuire anche per l’avanzare a grandi passi dell’home banking, andando a esercitare inevitabili pressioni al ribasso sull’organico degli istituti di credito. “Senza voler negare la sempre maggiore presenza di servizi on-line e di utenti, giovani in gran parte, che utilizzano internet per usi più evoluti – notano dalla Fisac Cgil – occorre anzitutto porsi alcune domande: l’invecchiamento della popolazione potrebbe comportare difficoltà circa l’utilizzo degli strumenti informatici?”. E, ancora: “Come si svilupperà la rete a banda larga, fibra che oggi nel nostro paese vede la minor diffusione e maggiori costi rispetto a gran parte dei paesi europei?”.

ADDIO TERRITORI
Insomma, per la Cgil “è evidente che questi fenomeni (legati all’evoluzione tecnologica, ndr), in gran parte attesi, vanno inquadrati in un’ottica di organizzazione di sistema e di processo che intervenga sulla localizzazione degli impianti, sulla capacità di reale impatto degli strumenti informatici, sulla pervasività delle offerte di prodotti e servizi. Non tutto è rinviabile alle nuove tecnologie, ma queste ricoprono una parte di effetto sostitutivo. Pensiamo – proseguono gli esperti dell’ufficio studi della confederazione di Corso Italia – a sistemi che integrino i servizi al cliente in particolare per le operazioni più semplici ma che non possono essere sostitutivi del contributo umano e professionale fornito dalle persone, in luoghi fisici come le filiali”. Peraltro, evidenziano dalla Fisac Cgil, “l’abbandono del presidio territoriale potrebbe ridurre l’offerta del prodotto bancario”. Insomma, chiudere le filiali fisiche non è detto che rappresenti il modo corretto per risollevare la redditività delle banche.

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