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Sawiris non va in rete in Canada

La cessione in corso di Telecom agli spagnoli di Telefonica ha riaperto il dibattito sulla tutela degli asset strategici per il Paese. A rendere rilevante la prima compagnia italiana di telecomunicazioni sarebbe soprattutto la rete, l’infrastruttura fisica sulla quale viaggiano i dati di milioni di cittadini, nonché di imprese e istituzioni. Non tutti sono concordi però nel definire primaria la sua “difesa”. Se da un lato il Copasir, le Forze dell’ordine e larghe porzioni del Parlamento giudicano di “interesse nazionale” che la rete abbia una tutela, se non una proprietà, pubblica, molti economisti ritengono questo un concetto ormai superato dal progresso tecnologico, che consente altre forme di controllo e filtraggio dei dati, come dimostrerebbe il Datagate.

IL NO DEL CANADA
Vero o no, gli esempi di protezionismo nel campo delle reti non mancano nemmeno nel mondo anglosassone. Il più recente è proprio di queste ore. Il governo canadese ha annunciato il blocco di un’offerta da parte del proprietario di Wind, Naguib Sawiris, per una rete in fibra ottica del Paese, citando ragioni di sicurezza nazionale. La mossa a sorpresa del governo conservatore è arrivata senza grandi spiegazioni, dopo che Manitoba Telecom Services a maggio aveva annunciato un accordo per la vendita della controllata per la rete in fibra Allstream, per 520 milioni di dollari, ad Accelero Capital Holdings, controllata da Sawiris.

HUB MONDIALE
Una valutazione, quella del governo canadese, che potrebbe valere molto di più per l’Italia. L’infrastruttura di rete di Telecom, il cosiddetto global backbone, costituita da una molteplicità di cavi sottomarini che s’intrecciano e si dipanano per i cinque continenti, è infatti “una sorta di grande centrale di smistamento di dati (voce e video) su scala planetaria“, come ha spiegato di recente il Sole 24 Ore. Per la rete italiana transitano “tutti i collegamenti verso Israele, una delle aree più “calde” del mondo. La Sicilia in particolare rappresenta per le telecomunicazioni, insieme a Marsiglia, uno dei due principali hub a livello mondiale. Nell’Isola-Regione al centro del Mediterraneo confluiscono tutti i cavi transoceanici di Telecom Italia da e per il Medio oriente, da e per il subcontinente indiano, da e per l’Estremo oriente (verso Indonesia, Singapore, Filippine, Corea del Sud)”.
Per questo – rileva Giuseppe Oddo – “l’acquisizione del controllo azionario di Telecom Italia da parte di un operatore estero – anche se non ostile come potevano essere altri – solleva questioni di natura strategica che sono oggetto di riflessione, in questi giorni, non solo in Italia, ma anche in altre aree del mondo; una partita che desta qualche preoccupazione negli ambienti militari nazionali e internazionali e che ha spinto i servizi di sicurezza italiani, americani e israeliani ad occuparsi del dossier“.

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