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Haiyan, le cause del tifone che ha devastato le Filippine

Il ciclone che si è abbattuto sulle Filippine in questi giorni è stato ormai classificato come il peggiore che il paese, e il mondo, abbiano mai conosciuto. Le stime riferite dal capo della polizia regionale Elmer Soria parlano di 10 mila morti e la devastazione dei territori colpiti è estrema. Ora sarà il tempo della ricostruzione, come già dopo lo tsunami giapponese, dopo Katrina negli Stati Uniti, ma chi sono i responsabili di queste catastrofi?

L’ETÀ DEGLI ESTREMI

Per Maurizio Ricci di Repubblica la responsabilità di questi disastri dipende dal continuo surriscaldamento globale. Ricorda il rapporto con cui l’Onu, nel 2004, aveva definito i decenni successivi come “l’età degli estremi”, anni in cui le catastrofi saranno sempre più comuni e frequenti: “Un’epoca in cui eventi meteorologici che fino a ieri sarebbero apparsi, a memoria d’uomo, eccezionali, inediti, mai visti, diventano sistematici e ordinari”.
“La comunità internazionale – continua Ricci nel suo articolo – ha l’occasione di discuterne subito nella conferenza sul clima che si apre a Varsavia”, anche se il timore è che gli obblighi già raggiunti dagli Stati Uniti possano portare l’assemblea a non stabilirne di nuovi, limitandosi a confermare la riduzione delle temperature globali di soli 2°.

IL COSTO ECONOMICO DI HAIYAN

E sulla Stampa Paolo Mastrolilli sottolinea quanto i disastri ecologici che colpiscono ogni anno le Filippine incidano sul suo prodotto interno lordo del paese per il 5%. Ma non sono solo le Filippine a subire il peso economico dei disastri: “Negli Stati Uniti, le compagnie assicurative hanno calcolato che il 2012 è costato oltre 139 miliardi di dollari, in termini di disastri provocati dai fenomeni climatici”. Uno studio britannico condotto dall’economista Lord Nicholas Stern nel 2006 rivelò che non investire sulla riduzione di 2° delle temperature globali avrebbe portato a un costo del 3% del Pil mondiale. Se non dovessero bastare le 10 mila vittime di quest’ultima catastrofe, quindi, forse a far ragionare i leader mondiali sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2 potrebbero aiutare i miliardi di euro spesi e persi per far fronte ad emergenze che, forse in parte, si potrebbero prevenire.

NON TRARRE CONCLUSIONI SENZA DATI

Non è opportuno, invece, secondo il colonnello Luca Mercalli collegare il surriscaldamento globale con una maggiore frequenza o intensità dei fenomeni come cicloni, tornado o tempeste tropicali, soprattutto in zone geografiche come le Filippine che da sempre ne subiscono la violenza. Nel confermare che l’intensità di Haiyan è stata devastante, il colonnello Mercalli sottolinea nel suo articolo sulla Stampa che, come spesso succede, gran parte delle vittime derivano da “sfortunate combinazioni geografiche e culturali”. Anche la traiettoria imprevista del ciclone ha spiazzato la popolazione impreparata e incredula, e la scarsa presenza sul territorio di forze di sicurezza come la Protezione Civile è un altro fattore da non sottovalutare.
“L’intesità e la frequenza di questi eventi meteorologici sta aumentando per via del surriscaldamento globale? La risposta è né sì e né no” continua Mercalli sulla Stampa “il loro è un campione troppo ridotto e dunque non p possibile per ora estrarre un segnale significativo di tendenza all’aumento o alla variabilità naturale”. Si tratta quini di attendere maggiori informazioni e dati per confermare un legame certo tra surriscaldamento e estremizzazione degli eventi atmosferici, mentre agire sul surriscaldamento stesso è qualcosa che si può già fare “anche senza tirare in ballo i tifoni”.

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