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Ecco i problemi di un troppo euforico Renzi

Gli otto punti di vantaggio conseguiti sul concorrente Giovanni Cuperlo nei circoli del Pd dove si è votato per il congresso hanno permesso a Matteo Renzi e ai suoi sostenitori, dentro e fuori il partito, di cantare vittoria. E di prenotare un successo ancora più corposo in quelle che nel Pd con aria un po’ blasfema qualcuno chiama “le primarie della Madonna” per la loro coincidenza, l’8 dicembre, con la festa celeberrima dell’Immacolata.

RENZI GONGOLA PER LE PRIMARIE DISERTATE DA PRODI

Saranno, quelle della Madonna, primarie aperte anche ai non iscritti, fra i quali il sindaco di Firenze conta, di certo non a torto, di poter raccogliere ancora più consensi che fra i soci del partito, per quanto forti e giustificati siano i timori di un’affluenza non eccezionale, specie dopo la diserzione clamorosamente annunciata da Romano Prodi. Che già si è risparmiata la partecipazione alle primarie dei soci per non avere rinnovato l’iscrizione al partito pur da lui fondato nel 2007 con Walter Veltroni e compagni, o amici, di provenienza comunista e democristiana di sinistra.

L’ATTAPIRAMENTO DI PRODI

Il professore emiliano, si sa, non ha ancora digerito la bocciatura nella corsa al Quirinale procuratagli in aprile da più di cento “franchi tiratori” del Pd, fra i quali forse non mancò qualche amico di Renzi, per quanto il sindaco fiorentino, pur senza essere fra i parlamentari e delegati regionali chiamati ad eleggere il capo dello Stato, risultasse ufficialmente impegnato per la candidatura dell’ex presidente del Consiglio. Non ha probabilmente convinto Prodi la partecipazione successiva di Renzi alle proteste contro il tradimento consumato nel Pd ai suoi danni. Tradimento comunque inferiore di numero a quello subìto in precedenza da Franco Marini, e liquidato tanto rapidamente quanto scandalosamente come qualcosa di ordinaria o addirittura giusta amministrazione.

LA VITTORIA A META’ DI RENZI

Gli otto punti di vantaggio conseguiti su Cuperlo fra i trecentomila iscritti accorsi a votare nei circoli non sono tuttavia il solo metro di giudizio valido per considerare pieno il bicchiere di Renzi sulla tavola congressuale del Pd. Vanno valutati anche i quasi quattro punti che gli sono mancati per aggiudicarsi la maggioranza assoluta, per cui egli è risultato vincente solo grazie alla divisione del fronte a lui contrario, composto anche da altri due candidati alla segreteria, oltre a Cuperlo. Vanno anche valutate le forti affermazioni dei suoi oppositori nei grandi centri, a cominciare da Roma.

SORPRESE E DIFFICOLTA’ IN VISTA PER IL SINDACO DI FIRENZE

Il partito di cui Renzi sembra destinato ad assumere la guida dopo le primarie di dicembre non può dunque considerarsi per lui al riparo da sorprese e difficoltà. Egli dovrà fare i conti con un apparato e una militanza dalla disponibilità per nulla scontata nei suoi riguardi. E con una situazione politica, economica, finanziaria e sociale del Paese poco adatta alla sua smania, per niente nascosta, di usare la segreteria del partito per scalare la guida del governo. Cosa che peraltro non potrebbe fare senza passare per un turno anticipato di elezioni, quanto meno concorrendo ad una crisi ministeriale, se non addirittura provocandola. E non è per niente detto che una crisi e le conseguenti elezioni debbano procurargli solo successi. Potrebbe, al contrario, incorrere in un incidente ancora più clamoroso di quello di Pier Luigi Bersani a fine febbraio.

LA POTENZIALE GUERRA DI LOGORAMENTO FRA RENZI E LETTA

Non meno agevole per Renzi potrebbe d’altronde rivelarsi, in caso di mancata o fallita spallata al governo, il percorso di un forzato sostegno alla prosecuzione dell’esperienza di Enrico Letta a Palazzo Chigi, sino alla scadenza del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, cioè sino alla fine del 2014. Sarà una gara durissima a chi potrà logorarsi di più, fra Renzi alla segreteria del Pd e Letta alla guida di un governo di perdurante emergenza.

LE SAGGE PAROLE DI D’ALEMA…

Massimo D’Alema potrà essere stato, al solito, troppo saccente nelle polemiche condotte in questi giorni contro il sindaco di Firenze, pur con lo sconto che gli è umanamente dovuto per la “rottamazione” di stampo renziano subita come parlamentare. Potrà, sempre D’Alema, anche essere ancora e inguaribilmente legato alle abitudini della militanza comunista, tanto da avere appena rivendicato la “felicità della lotta” predicata da Marx. Ma la sua diffidenza verso una linea politica e un programma di governo non si sa se più ondivaghi o generici del sindaco di Firenze non si può obbiettivamente considerare ingiustificata.

I PERICOLI DEL CONFLITTO GENERAZIONALE AIZZATO DA RENZI

Fa letteralmente paura, per esempio, quella dinamite sociale con la quale Renzi sta manovrando il conflitto fra le generazioni. Che rischia di rivelarsi ancora più rovinoso di quello tentato da Umberto Bossi, a cavallo fra la prima e la seconda Repubblica, fra Nord e Sud. Un conflitto di generazioni cavalcato, in particolare, sul terreno delle pensioni. Con i giovani incitati dal sindaco di Firenze a sentirsi derubati dai vecchi, e quindi a odiarli. E a tagliarne i trattamenti di quiescenza ben prima e ben sotto le soglie di un’assai presunta ricchezza o consistenza “aurea”, per il solo fatto di essere state liquidate con il sistema retributivo e non contributivo.

Francesco Damato      

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