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Iran, il ruolo di Francia e Israele nei negoziati sul nucleare

Il dossier sul nucleare iraniano al centro dei negoziati di Ginevra 2 si complica, anche a causa dell’ennesimo assassinio, questa volta ai danni del viceministro dell’Industria di Tehran, Safdar Rahmat Abadi. Una morte che, secondo diverse fonti, sembra portare il marchio dei Servizi segreti israeliani. E dopo la prima fumata nera su un accordo, che la Repubblica Islamica addebita ai veti della Francia, ora la palla potrebbe passare all’Onu.

LA DINAMICA DELL’OMICIDIO
Dopo lo stallo sui negoziati, a infuocare il clima è stata l’improvvisa scomparsa di Abadi, ucciso ieri sera a Tehran da sconosciuti e freddato con un colpo alla testa mentre guidava la sua auto ad est della città.
Una fonte della polizia ha precisato che i colpi provenivano dall’interno del veicolo del ministro, dove sono stati trovati dei bossoli, mentre i finestrini erano intatti.

I SOSPETTI SU TEL AVIV
Il modus operandispiega Guido Olimpio sul Corriere della Sera – ricorda un altro episodio dalle circostanze poco chiare avvenuto all’inizio di ottobre a Karaj, località a nord di Tehran, dove il 2 ottobre è stata annunciata la morte di Mojtaba Ahmadi, un ufficiale dei pasdaran che aveva guidato a la divisione per la guerra cibernetica.
E se per ora è difficile stabilire un movente per le due uccisioni, tuttavia – prosegue il quotidiano di via Solferino – è impossibile non ricordare la «guerra segreta» condotta da Israele contro personaggi coinvolti nel programma militare e nucleare iraniano. In passato cinque scienziati sono stati eliminati, molto spesso con ordigni esplosivi attaccati alle loro vetture. Momenti che fanno il paio con le dichiarazioni del Primo ministro di Tel Aviv, Benjamin Netanyahu, che ha prima invitato la comunità internazionale a non fidarsi di Hassan Rouhani (che ha definito “un lupo travestito da agnello“) e poi, ieri, chiesto il sostegno degli ebrei americani perché facciano pressione sul presidente Barack Obama per far saltare un’eventuale intesa degli Usa con l’Iran.

LA POSIZIONE DELLA FRANCIA
Ma se il coinvolgimento di Israele nell’episodio è tutto da provare, anche l’ostilità della Francia a un accordo con la Repubblica Islamica è più che manifesta e fa da sponda agli interessi arabi che vedono di cattivo occhio un Iran meno debole sul piano internazionale. Secondo diversi osservatori, lo stop all’intesa sul nucleare iraniano venuto ieri a Ginevra dalla Francia è solo l’ultimo tassello di un processo grazie al quale Parigi sta conquistando più terreno nel quadrante cruciale del Golfo Persico e maggior peso presso le ricche petromonarchie sunnite. La Francia può offrire (ad Israele) a livello diplomatico il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza Onu. Ma ha anche molto da dare militarmente. A ottobre Parigi ha firmato un’intesa da 1 miliardo di euro per ammodernare 6 navi da guerra saudite (4 fregate F-2000 di fabbricazione francese e due unità ausiliarie per il rifornimento in mare); a luglio ha vinto un altro appalto, sempre da un miliardo di euro, per fornire agli Emirati Arabi Uniti un sistema di difesa anti-aereo, che a Parigi sperano di vendere anche a Riyadh. Allo stesso modo sono ottimisti sulla vendita del caccia-bombardiere Rafale al Qatar.

LE ACCUSE A PARIGI
E all’indomani del mancato accordo, è proprio la Francia il bersaglio principale delle accuse di Tehran. Scrivendo sulla sua pagina Facebook al termine del vertice, – come racconta il Financial Times – il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha detto che l’atteso accordo è saltato grazie all’opposizione di uno solo dei componenti dell’assemblea del cosiddetto gruppo 5+1: Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Iran, per l’appunto. Il riferimento, sebbene non esplicitamente citata, era proprio a Parigi. Più dura la stampa della Repubblica Islamica. Secondo il quotidiano Iran Daily, uomini di affari iraniani hanno deciso di “rivedere i loro rapporti” con i loro colleghi francesi e di trovare “partner più degni di fiducia“. Anche per il quotidiano economico Donayé Eghtessad, vicino al governo, “la Francia è la grande perdente dei negoziati di Ginevra“.

PROSEGUONO I NEGOZIATI
Nonostante la frenata, i negoziati proseguiranno nelle prossime settimane. Tutti a parole sembrano volere un accordo, anche la Francia, che tramite il suo ministro degli Esteri Laurent Fabius ha fatto sapere di non aver posto veti a prescindere, ma due o tre punti che sarebbe necessario approfondire, come il reattore ad acqua pesante di Arak, non ancora in funzione ma che sarebbe in grado di produrre plutonio per uso bellico, e l’arricchimento dell’uranio, che “al 3% o 5% non pone problemi ma quando è al 20% permette di arrivare rapidamente al 90%“.
Il presidente iraniano Rouhani, – citato dall’agenzia Irna e da Reuters – ha detto di non voler cedere alle minacce, di offrire collaborazione in cambio di un allentamento delle sanzioni ed esortato le grandi potenze a non farsi sfuggire l'”eccezionale occasione” di raggiungere un accordo sul programma nucleare di Tehran nei negoziati ancora in corso a Ginevra. Lo stesso Segretario di Stato americano, John Kerry, in visita ad Abu Dhabi, ha cercato di tranquillizzare Netanyahu, dicendo che la sua opposizione “è prematura” e che gli Usa “non rincorrono un’intesa“, ma che è loro intenzioneproteggere Tel Aviv. Un accordo, raggiungibile “nel corso di qualche mese” secondo Kerry, potrebbe contribuire in modo sensibile “alla sicurezza” di Israele. E ha poi ricompattato il gruppo sostenendo che l’accordo è finora saltato solo a causa dell’Iran che non ha accettato le proposte delle grandi potenze, tra le quali “non c’è alcuna divisione“.

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