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Dove punta Bae col suo drone al primo volo

Qualcuno lo dava per morto, ma nonostante il nome, l’UCAV (Unmanned Combat Air Vehicle) “Taranis” ha completato nei giorni scorsi in Australia il primo volo. Il dimostratore tecnologico di Bae System – concorrente del Neuron, programma capeggiato dalla francese Dassault e che vede il coinvolgimento del nostro Paese, tramite Alenia Aermacchi – è già impegnato in ulteriori prove, mirate a validare le prestazioni della piattaforma stealth.

Obiettivi ambiziosi

L’intento degli inglesi, che le altre aziende della difesa vorrebbero coinvolgere in un nuovo programma per lo sviluppo di un UCAV europeo, è quello di affiancare la loro piattaforma unmanned ai velivoli pilotati – come i caccia di nuova generazione – nel caso in cui si optasse per questo tipo di soluzione mista. Della taglia di un Hawk, il Taranis è finanziato dalla difesa e dall’industria britannica e gestito dall’UK MoD Unmanned Air Systems Project Team. Svelato nel 2010, ha condotto i primi test a terra nello stesso anno. Al suo sviluppo partecipano oltre al prime contractor Bae Systems, Rolls-Royce, GE Aviation e QinetiQ.

All’inizio fu un caccia

L’Europa ha un’industria aeronautica di tutto rispetto ed è in grado di realizzare prodotti di livello, ma ancora sembra non aver compreso l’importanza di presentarsi compatta di fronte al mercato. Per salvaguardare interessi nazionali, spesso in passato sono stati commessi errori – che si stanno pagando adesso – come quello di andare fuori dai confini Ue con due caccia di quarta generazione, che sostanzialmente svolgono lo stesso mestiere: l’Eurofighter (al cui sviluppo partecipano Italia, Germania, Spagna e Regno Unito) e il Rafale (Francia), a cui si può aggiungere anche lo svedese Gripen. Tutti ora si stanno facendo la guerra in quei mercati, come il Medio Oriente, dove ancora c’è una domanda per questo tipo di sistemi d’arma. Per non parlare dell’affossamento del programma Eurotrainer, che avrebbe potuto basarsi sull’addestratore avanzato M-346, mirato ad avere una macchina e procedure comuni con cui formare i piloti.

La parola alla politica

La decisione sull’opportuinità di un nuovo velivolo da combattimento non pilotato non spetta all’industria. Non ci sono prodotti ad alto valore tecnologico che possano essere venduti senza il coinvolgimento diretto dei governi. Lo sanno bene in Francia, in Germania e in Inghilterra, dove non si contano le missioni fatte all’estero dai capi di Stato e di governo per “piazzare” i rispettivi prodotti e favorire i ritorni interni. Il Consiglio europeo di dicembre potrebbe essere il luogo adatto dove stabilire regole per avanzare compatti e far confluire intenti e sviluppi verso piattaforme comuni, come l’UCAV, il programma a cui l’industria europea guarda, Italia compresa, per traghettare le competenze acquisite.

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