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Un azzardo sostenibile

debito

Con un semplice calcolo matematico il Centro Studi dell’Università di Friburgo ha evidenziato che il debito pubblico italiano è molto più sostenibile di quello degli altri Paesi europei. Il differenziale della sostenibilità è stato calcolato sommando il debito attuale alle proiezioni di debito futuro e cosi scopriamo che l’Italia si posiziona al secondo posto, dopo la Lettonia, con un rapporto debito totale sul Pil pari al 73 per cento. La Germania solo al quarto posto con un rapporto al 154 per cento, seguono la Francia al sedicesimo posto con 449 per cento, la Gran Bretagna al ventiduesimo (640%), la Spagna ventiquattresima (672%). Gli Stati Uniti con 1.300 per cento di rapporto debito totale/Pil sono ultimi in questa classifica.

Insomma un calcolo solo apparentemente particolare, una misura della sostenibilità del debito fuori dal mainstream. Prima dell’Università di Firburgo era stata la Commissione Europea che con il Fiscal Sustainability report 2012 affermava che l’Italia è il Paese più sostenibile da un punto di vista fiscale: “solo l’Italia ha una posizione di bilancio iniziale sufficiente ad assorbire il previsto aumento dei costi correlati all’età della popolazione, grazie agli sforzi di risanamento degli anni precedenti”. Come se non bastasse anche l’OCSE, qualche mese fa, affermava in una ricerca che l’Italia è il Paese con il migliore indice della ricchezza netta delle famiglie fra i Paesi del G7: la somma algebrica delle attività finanziarie, attività reali e passività evidenzia che gli italiani dispongono di una ricchezza netta dell’852 per cento rispetto al reddito disponibile.

Troppo poco per esultare? I dati negativi sono ancora tutti li: crescita economica per il prossimo anno sotto lo 0,7 per cento, disoccupazione crescente, tassazione asfittica e tentacolare, burocrazia inefficiente e distruttiva, liberalizzazioni inesistenti, spending review ancora sotto tono, spese per investimenti bloccate, consumi calanti. Ma se le riforme fatte fino ad oggi mostrano che il debito nei prossimi anni avrà un indice di sostenibilità superiore a chi cresce molto più di noi, se la ricchezza netta detenuta dalle famiglie ci pone in cima alla classifica della ricchezza del G7, abbiamo più di un motivo per fare le riforme strutturali rinviate per troppo tempo. Ed è anche arrivato il momento di capitalizzare, grazie anche alla rinnovata credibilità politica internazionale del nostro governo, la nostra presenza in Europa, rinegoziando trattati, norme e regole europee che non hanno più ragione d’essere, basati solo su sterile austerità e decadenza conseguente. Siamo pronti per tornare ad essere un Paese protagonista, dobbiamo solo volerlo accantonando la mediocrità, riscoprendo il merito e la professionalità e con un moto d’orgoglio ricordandoci che non siamo solo il Paese più bello del mondo, ma che possiamo e dobbiamo diventare una guida “austera e consapevole” del destino dell’Europa.

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