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Società multietnica o società multiculturale?

Da noi oggi ci sono circa sei immigrati regolari ogni cento italiani. L’Istat stima che nel 2030 saranno quindici. Pochi o molti? Non è questo il punto. Nel nostro Paese la società multietnica è già un fatto, né il respingimento di qualche migliaio di clandestini può esorcizzarlo. La società multiculturale, invece, è una scelta politica.

Nuove regole per gli immigrati sono certamente necessarie, ma – come ha scritto Tito Boeri  su “la Repubblica” – dovrebbero imporre gradualità negli ingressi proprio mentre si investe nell’integrazione. Non va nemmeno confuso, però, il multiculturalismo con il pluralismo. Un equivoco che a sinistra si tende a coltivare con qualche pigrizia intellettuale.

In una delle sue pagine magistrali sulla democrazia, Giovanni Sartori spiega che il pluralismo trova la propria origine nel principio della tolleranza. Un principio che si fonda sul rifiuto di ogni dogma e sul criterio della reciprocità (do ut des). Se non c’è reciprocità, allora il rapporto non è di tolleranza.

Il multiculturalismo batte la via opposta. In luogo di promuovere una “diversità integrata”, coccola una “identità separata”, e spesso la crea, magari inconsapevolmente. Il risultato – aggiunge Sartori – è una società a compartimenti stagni e anche ostili tra loro, i cui gruppi sono molto identificati in se stessi, e quindi refrattari all’integrazione. In questo senso, il multiculturalismo non è l’altra faccia dell’integrazione, ma la sua negazione.

All’offensiva della Lega e alle campagne dei movimenti xenofobi, insomma, si risponde non solo tenendo ferma la barra del rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica europea. Ma chiarendo bene cosa occorre fare perché un melting pot funzioni, in modo che i suoi soggetti si sentano parte di una collettività, siano interessati all’ordine pubblico, si preoccupino del bene comune.

La solidarietà è un bene che si regge sulla coesione sociale. Se quest’ultima è fragile e non è perseguita con politiche tanto efficaci quanto responsabili, la stessa auspicabile rottura del nesso arcaico tra sangue e terra continuerà a restare nel limbo delle buone intenzioni di élite ristrette: illuminate, ma disarmate.

Michele Magno  

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