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Il giorno della memoria

Il 27 gennaio si celebrerà il “Giorno della memoria”. Della Shoah -in ebraico: sterminio, annullamento- oggi conosciamo tutto. Tuttavia, soltanto nel 1992 è stato pubblicato un testo che dovrebbe essere letto e illustrato agli studenti italiani (del resto, il “Giorno della memoria” è nato anche con un proposito educativo).

Si tratta del verbale della conferenza berlinese di Wannsee, organizzata il 20 gennaio 1942 dal capo della Direzione generale per la sicurezza del Reich, Reinhard Heydrich. Con il verbale (redatto da Adolf Eichmann) e con il testo dell’autorizzazione per preparare una “soluzione globale della questione ebraica” (siglata il 31 luglio 1941 da Hermann Göring e indirizzata allo stesso Heydrich), sono state acquisite le prove definitive del genocidio progettato dai nazisti.

Questi documenti attestano i tre obiettivi politici definiti dalla Direzione generale per la sicurezza: riservare esclusivamente a se stessa il compito di liquidare gli ebrei tedeschi e dell’Europa occupata; coordinare tutte le istituzioni del Reich coinvolte nella “soluzione globale”; pianificare l’eliminazione degli undici milioni di ebrei europei compresi tra il Portogallo e l’Unione Sovietica (Kurt Pätzold e Erika Schwarz, “Ordine del giorno: sterminio degli ebrei”, Bollati Boringhieri, 2000, pagg. 79-127).

Riferendosi allo scandalo dell’apparente “gratuità” della persecuzione antisemita, Primo Levi ha scritto provocatoriamente che “non si può comprendere e non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare” (“Se questo è un uomo”). Purtroppo, in questi anni i negazionisti dell’olocausto hanno rialzato la testa. Un fenomeno da non sottovalutare, su cui lunedì prossimo forse dovrebbe concentrarsi l’attenzione nelle scuole, nei mass media, nelle istituzioni.

In fondo, lo aveva preconizzato Theodor W. Adorno già all’indomani della sconfitta di Hitler: “Nello scambio e nella confusione di verità e menzogna, che ormai quasi esclude che si possa mantenere e preservare la loro differenza, e che fa diventare un lavoro di Sisifo anche lo sforzo di tener ferma la conoscenza più elementare, si afferma […] la vittoria del principio che è stato disfatto sul piano strategico e militare. Le bugie hanno le gambe lunghe: si può dire che precorrano i tempi”. (“Minima moralia, aforisma 71).

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