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La crisi (in)finita vista da Barroso

“La crisi economica dell’Eurozona è ormai superata; ciò dimostra che i provvedimenti presi dalla UE sono stati giusti ed efficaci, anche se si è avuta un po’ di disoccupazione, ….!” E’ quanto ha sostenuto il presidente della Commissione Barroso in un intervento all’Assemblea Plenaria del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) la settimana scorsa a Bruxelles.
Un’affermazione che ha lasciato basita la gran parte dell’Assemblea. Un intervento al quale difficilmente avrei potuto credere se non fossi stato presente, se non altro per l’approssimazione, la genericità dell’analisi e la retorica europeista di vecchia maniera con cui è stato pronunciato. Anche se non è il primo a cantare vittoria (fino a qualche mese fa, Barroso affermava tutto il contrario, criticando i ritardi e le insufficienze dei provvedimenti europei, dando la “colpa” di tutto al Consiglio), c’ è da stare veramente preoccupati!

I RISCHI

Infatti il rischio che corriamo è che, con il rallentamento della crisi, l’Unione non faccia più nulla; tiene ferma anche l’Unione bancaria, la sorveglianza europea, il meccanismo per risolvere le crisi delle banche, già di per sé insufficiente, nessun piano per la crescita e l’occupazione, ecc… Mentre resta valido il patto di bilancio con le sue restrizioni , l’unico veramente eseguito ed applicato, insieme alla politica d’austerità.

DUE DOMANDE

Perciò, in un intervento, in risposta a Barroso, gli ho chiesto se oltre alle ragioni, ben note, della crisi finanziaria iniziata negli USA , poteva dirmi, in sole tre parole, cosa bisognerebbe fare per rispondere alle seguenti semplici domande:

– Perché la crisi finanziaria (e poi economica) si è arrestata principalmente nell’Eurozona e…

– Perché è nell’eurozona che ha prodotto i maggiori disastri ( cinque anni di recessione con centinaia di migliaia di imprese chiuse e milioni di disoccupati).

LA REPLICA

Nella replica ha provato a negare, con fatica ed affanno, che la crisi ha prodotto effetti così disastrosi principalmente nella zona Euro (sic!), ma la cosa più grave, è che non ha spiegato le vere ragioni di quanto accaduto; ragioni nuovamente accantonate, né ha indicato cosa fare (COMPLETARE L’UEM) come io ed altri avevano espressamente richiesto!
Sicuramente continuerà a negare l’evidenza, anche dopo l’invito che gli ho fatto di leggere le proposte del Cese, contenute nel volume “Dove va l’euro?”, per sdrammatizzare il confronto, impegnandoci a rivederci quanto prima per discuterne!
Perciò resto più che mai convinto che occorra assolutamente fare di tutto per evitare che l’edificio dell’UEM resti così com’è, in attesa di essere completato ormai da vent’anni, continuando a procurare altri danni all’economia ed ai cittadini di molti paesi, non solo a causa della crisi.

Bruxelles, 27.1.2014

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