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Vi spiego perché Renzi pure in Parlamento fa Renzie

Un attacco in difesa. Questo lo schema di gioco di Matteo Renzi al Senato secondo Giovanni Laccetti, autore Rai ed esperto di analisi del linguaggio. Diversi aspetti indicano come il presidente del Consiglio fosse in difficoltà, fa notare lo studioso, ma come abbia saputo reagire con furbizia. Innanzitutto il parlare a braccio: “Tutti attendevano oggi un discorso programmatico da parte del premier. Parlare a braccio sdrammatizza la programmaticità per forza di cose, non si può essere precisi senza un documento scritto”.

(MATTEO RENZI SHOW IN PARLAMENTO. LE FOTO DI PIZZI)

Anche se questa scelta penalizza il suo indice di leggibilità, che dal 60% del Gulpease (indice di leggibilità utilizzato) a cui di solito si attesta passa al 49,3%, confezionando un discorso comprensibile facilmente solo da chi ha frequentato le superiori.

COSA HA DETTO 

IL DIALOGO DI RENZI

Renzi è stato intelligente nel portare il suo intervento sul terreno dove lui è forte, spiega Laccetti: “Doveva essere un monologo, ma invece non lo è stato. Renzi ha fatto di tutto per trovarsi un interlocutore, prima provocando il Senato che non ha reagito, poi con il M5S che invece gli ha dato corda. Così facendo, ha creato un’atmosfera da talk-show a lui congeniale. Certo, sicuramente fuori contesto – sottolinea – ma secondo le sue di regole”.

(MATTEO RENZI SHOW IN PARLAMENTO. LE FOTO DI PIZZI)

CARA SCUOLA

Renzi ha poi scelto un argomento-forte che conosce bene come la scuola, sua moglie è insegnante: “Un terreno su cui non poteva scivolare”, dice Laccetti, come dimostrano le espressioni più ricorrenti: “Edilizia scolastica” e “far fronte alla crisi economica”, tutte due legate alla scuola. Anche se il termine in assoluto più gettonato nel testo del rottamatore è “semestre europeo”: “Questo è l’orizzonte a cui pensa Renzi, non il 2018. Lui per ora non vede la legislatura oltre questo periodo”, spiega.

(MATTEO RENZI SHOW IN PARLAMENTO. LE FOTO DI PIZZI)

COME AL PAPA’ DI UNA FIDANZATINA

In generale l’impressione generale di Laccetti, sommando le parole e i gesti, mano in tasca e sorriso sornione, è questa: “Si è rivolto al Senato come se fosse lì a recitare una parte, come ci si può rivolgere al papà di una fidanzatina al liceo, con il sorrisetto di chi sa che poi alla fine farà quello che vuole. Del resto, Renzi non parlava ai senatori visto che la fiducia è sicura ma a noi che lo guardavamo dalla tv”.

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