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Il sogno infranto dei popolari nel Pd ora socialista

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Sembra uno strano destino che sia proprio uno come Renzi a portare il PD nel PSE. Scompaiono i presidi dei democratici cristiani presenti in questo partito e subiscono un’attrazione, che era nelle cose e nei fatti. Tutto questo mi richiama alla mente qualche vicenda di alcuni anni fa, quando ci fu la scissione del PPI all’Ergife di Roma in un consiglio nazionale dove, per la verità, in tanti facemmo degli errori. Proprio in quell’assise una parte del PPI sceglieva la strada della collaborazione a sinistra e, nel contempo, affermava che in quell’area avrebbe fatto valere il senso di una presenza, che non svendeva il proprio patrimonio e non rinnegava le proprie origini.
Abbiamo visto, poi, come sono andati i fatti.

C’è stato un lento assorbimento dei post-democristiani nelle formazioni che si sono susseguite (Ulivo, Margherita e oggi PD). La scelta di oggi, quindi, è la conclusione di un lento processo di omologazione verso un’area che è alternativa storicamente a quella rappresentata in Italia e soprattutto in Europa, dai cristiani democratici. Tutto questo deve porre dei quesiti anche al PPE che è un indistinto crogiolo di espressioni contraddittorie dove si riscontrano, purtroppo, solo tracce della visione del popolarismo e dell’Europa di De Gasperi, Adenauer e Shuman.

Con l’adesione del PD al PSE si risolve un equivoco? Forse si, ma resta un po’ di amarezza per il fatto che molti amici hanno abdicato a far valere le ragioni della loro formazione e della loro fede politica. È il segno dei tempi, dove la politica è veramente in crisi. Esiste solo il dinamismo e l’efficientismo di chi pretende di fare, senza avere una solida visione di un progetto che valga per l’oggi e per il futuro.

Pertanto destra e sinistra rischiano di essere termini morti, sono soltanto espressioni di leadership che si compongono e si scompongono e tutto diventa fragile. Una volta la contesa elettorale si basava su posizioni politiche alternative, oggi l’alternativa è sui personaggi e il paese è ai margini. Non è un buon viatico per il futuro e non c’è nulla, in questo momento, che riscaldi i cuori. C’è, questo è vero, un senso di nostalgia per quando i partiti si contrapponevano sulle grandi scelte. Oggi c’è un conformismo, dove in tanti rinunciano ad essere se stessi.

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