Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

La Costituzione non si cambia a colpi di accetta

Non vi è alcun dubbio che in Italia riformare alcune articolazioni centrali e periferiche dello Stato è quanto mai necessario. Siamo però proprio sicuri che “fare le riforme” significhi ciò che sta ponendo in essere questo governo in modo rozzo, demagogico, disordinato, frettoloso, incongruente? Riformare le istituzioni vuol dire utilizzare il voto di fiducia immotivatamente, contro prassi, così come è successo con la legge-manifesto sulle province? Sembra che manchi il senso del limite e della correttezza costituzionale. Se si vuole riformare la Costituzione bisogna agire con prudenza e ponderazione. Non si cambia la Legge delle leggi a colpi di accetta. La Carta costituzionale è alla pari di uno spartito musicale, non si sottraggono o aggiungono note senza correre il rischio di andare poi incontro a stonature: norme contrastanti, sovrapponibili, inapplicabili. Ciò che sconcerta è che con l’abolizione di alcune istituzioni non si cerca di rendere la nostra democrazia più efficiente, più adeguata e più coerente alla domanda di governo che viene dal Paese, ma si vuole risolvere un problema di spesa pubblica. Bisogna fare cassa con la cancellazione delle istituzioni della democrazia rappresentativa. Lo stesso presidente del consiglio pro tempore ha più volte dichiarato che, abolendo il Senato e riducendo alcune articolazioni periferiche, si possono risparmiare milioni di euro. A questo punto è spontanea la considerazione: se si risparmiano tanti soldi allora aboliamo tutte le istituzioni e lasciamo governare uno solo, come quando c’era il “duce”. E’ una vergogna indicibile, un modo rozzo e volgare di cambiare l’assetto istituzionale dello Stato a dir poco! Siamo matti davvero? Il Capo dello Stato, i partiti politici, la Corte Costituzionale, i sindacati, i movimenti non hanno proprio niente da dire contro l’ipertrofia inconcludente di questo Renzi, strillone, banditore, venditore di merce di scarsa qualità che avendo ricevuto l’investitura di capo partito direttamente dalle primarie del PD si ritiene ormai un “napoleone”? Tutti i dubbi del mondo insistono su quelle primarie, ma nessuno le ha mai contestate, e allora Renzi è il segretario del partito. Questo però non può significare che è il padre padrone, e che può fare e disfare ogni cosa con grave danno per il nostro assetto istituzionale, nazionale e locale. Ci sarà pure qualcuno che contrasterà le scelte avventate e poco realistiche dell’ex sindaco di Firenze, che tenta di spiegare e raccontare continuamente e noiosamente la politica attraverso spot, titoli, slogan pubblicitari, immagine. Sta facendo molto male al nostro Paese, non dimostrandosi affatto un esempio di coerenza e di credibilità, accrescendo qualunquismo, populismo, anarchismo elettorale. La retorica del cambiamento usata e abusata, stucchevole, inconcludente ormai già sa di rancido, e si sta rivelando funzionale solo a creare pericolose divisioni nel Paese. Chi ha l’autorevolezza e l’autorità per farlo, fermi per un attimo la giostra, altrimenti a furia di ripetere acriticamente e con monotonia parole magiche come costi della politica, cambiamento prima o poi ci si potrebbe trovare impigliati in qualche trappola.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter