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Cosa si aspetta Obama dall’Italia. Parla De Michelis

Nel suo viaggio diplomatico in Italia, l’agenda del presidente Barack Obama prevede, tra le tappe, un colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, definito dalla Casa Bianca “un buon amico e partner”, e per la prima volta anche con il premier Matteo Renzi.
Tanti i dossier sul tavolo – dall’economia alle relazioni internazionali per finire al taglio delle spese militari – che l’ex ministro degli Esteri e presidente dell’Ipalmo, Gianni De Michelis, analizza in una conversazione con Formiche.net.

(TUTTE LE FOTO DELL’ARRIVO DI OBAMA A ROMA)

De Michelis, di cosa parleranno Renzi e Obama?
Credo che questa sia la prova principale per il governo Renzi, e in particolare per il presidente del Consiglio, per definire una strategia del Paese rispetto alla situazione europea e ad una nuova configurazione mondiale. Renzi dovrà convincere Obama che l’Italia si dedicherà soprattutto in una direzione mediterranea – penso alla Libia e alla Tunisia – e verso est, distinguendosi rispetto non solo al Regno Unito che ha dimensione atlantica, ma anche dalla Germania, che ha un ruolo nei Paesi Baltici. Se non sarà capace di mettere a punto questa visione strategica, sarà difficile anche convincere Bruxelles e Berlino a trovare gli spazi di manovra che gli sono necessari all’interno del recinto di norme europee.

(TUTTE LE FOTO DELL’ARRIVO DI OBAMA A ROMA)

Ci saranno punti di attrito?
Non credo. Ci sono molti dossier aperti con gli Usa, alcuni potenzialmente pungenti, come quello riguardante gli F-35. Ma non saranno problemi insuperabili, se assumeremo quel ruolo geopolitico adeguato che gli Usa ci chiedono da tempo. In tal caso il nostro impegno potrebbe compensare le perdite dell’industria bellica americana, che accetterebbe più di buon grado un ulteriore taglio del numero dei velivoli da acquistare.

Quali invece i punti di maggiore sintonia e dialogo?
Credo che gli Usa chiederanno all’Italia un impegno forte per chiudere i negoziati sul Ttip durante il semestre italiano che inizierà il prossimo primo luglio. La strategia del Pivot to Asia è in via di fallimento e gli Stati Uniti hanno bisogno di riequilibrare quanto prima il loro baricentro in un’ottica transatlantica.

(TUTTE LE FOTO DELL’ARRIVO DI OBAMA A ROMA)

L’Italia continua ad avere una politica estera dai tratti mutevoli, come emerso nuovamente nella crisi ucraina, durante la quale abbiamo votato assieme agli altri grandi, ma abbiamo chiesto di non chiudere il dialogo con la Russia. Sarà un argomento sul tavolo?
La mia idea è che su questo terreno dovremmo convincere Stati Uniti che hanno fatto un errore e che dovrebbero adottare una strategia più attenta di mescolamento di hard e soft power nella gestione del nuovo mondo multipolare. Washington deve prendere atto che il mondo è cambiato e non può coltivare ancora la pretesa di dettare regole solo alzando la voce. Se si rinuncia ad esercitare l’hard power, i discorsi di Obama sulla Nato che è pronta a difendere i suoi membri sono un’arma molto spuntata. Le sanzioni e degli ammonimenti non servono, se poi c’è la percezione che comunque vada non si interverrà.

Frattini o Letta che sia, l’Italia chiederà a Obama un impegno per un segretario generale del nostro Paese alla Nato?
Credo che non sia ancora giunto il momento in cui gli Usa scopriranno le carte su questo argomento. C’è un sistema molto delicato di pesi e contrappesi. Ma sì, credo che se ne parlerà e più che Renzi credo che a farlo sarà il presidente Napolitano.

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