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Perché Greco guarda indietro

“Mi considero un investitore e come tale credo che le Generali, fiore all’occhiello del Paese, abbiano bisogno di un cambio. L’amministratore delegato Perissinotto era il miglior assicuratore d’Italia e forse d’Europa”.
E’ il 28 aprile 2012 e Leonardo Del Vecchio licenzia a mezzo stampa dalle colonne del “Corriere della Sera” (di cui è azionista pesante quella Mediobanca che è anche socia forte del Leone di Trieste), il ceo del gruppo assicurativo. Che infatti verrà giubilato di lì a poco in assemblea, nominando Mario Greco nuovo timoniere. 27 febbraio 2014, lo stesso patron di Luxottica intercettato prima della riunione per i conti del suo gruppo: “Se fossi stato nel cda di Generali non avrei votato l’azione di responsabilità, perché non serve. Bisogna guardare al futuro, mai al passato”.
Perché, invece, Greco salito al timone del Leone con pieni poteri e che ha meticolosamente ricostruito un top management a lui fedelissimo pescando soprattutto dall’esterno, continua a guardare al passato? E perché le Generali, mettendo nel mirino col nuovo ceo alcuni investimenti – peraltro di modesta entità – dell’era Perissinotto (anticipati proprio e ancora dal “Corriere” mediante la penna di Massimo Mucchetti) ha votato una causa di lavoro civile nei confronti dell’ex ceo e dell’ex cfo Raffaele Agrusti, derubricando l’azione di responsabilità che se fosse stata proposta da Greco l’avrebbe visto in netta minoranza nel board? E perché non erano passate neanche 72 ore dalle dichiarazioni di De Vecchio e questa volta “Il Sole 24 Ore” si faceva portavoce di una nuova mossa di Greco di una possibile richiesta di risarcimento danni nei confronti della Finanziaria Internazionale di Conegliano Veneto che proprio con Perissinotto ha fatto alcune delle contestate operazioni, ma che è pure azionista di non poco conto del Leone con oltre il 3% tramite Ferak e Effeti? Perché colpire dei soci (chiamati da Perissinotto)?
La tesi che gli uomini di Greco fanno circolare è che la pressione dell’Ivass sul ceo per far luce sulla gestione Perissinotto sia diventa asfissiante e che quindi si è fatto controvoglia di necessità virtù per soddisfare il regulator. Altri, invece, sostengono che l’attacco all’azionariato veneto sia come “parlar a nuora perché suocera intenda”, facendo trapelare così che il ceo possiede evidenza di altre operazioni fatte con altri soci di Generali, ben più “pesanti” dei veneti. E che è meglio per loro non contrastarlo…
Ma c’è chi pensa anche che l’aggressione sia rivolta a Enrico Marchi e Andrea de Vido di Finint in quanto azionisti di riferimento di Save. E che Generali, uscita dallo scalo veneto lo scorso anno, abbia in mente per Save un altro assetto azionario magari in tandem col fondo Amber che già lo scorso anno aveva cercato – d’intesa col Leone di Greco – di arrivare al 30% della quotata, per poi lanciare un’Opa e consegnare il tutto all’aeroporto di Francoforte.
Ma forse la spiegazione è più semplice. Greco guarda al passato perché il futuro è incerto e il presente non esaltante. Il titolo Generali, infatti, dopo l’arrivo dell’ex top manager di Zurich e nipote di Franzo Grande Stevens, si è ben ripreso dagli 11 euro dell’agosto 2012 ed è salito progressivamente fino al record di 17,22 euro dello scorso ottobre. Vicino, vicinissimo a quella soglia dei 18 euro che costituisce il valore di carico (già abbondantemente svalutato) dell’investimento di molti grandi soci privati del Leone, da Del Vecchio a Francesco Gaetano Caltagirone. Dopo, però, il titolo è ripiombato in zona 16 euro e da lì sembra non più muoversi. Lontanissimo, comunque, da quei 28 euro in cui l’hanno in carico proprio i veneti di Ferak.
Ecco, forse tanti soci vorrebbero che Greco – anziché prendersela ancora con un Perissinotto uscito di scena o con i suoi ex alleati – diventi “maggiorenne” a quota 18…

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