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Vi spiego perché non condivido la proposta Morando sul salario minimo

La certezza è matematica. Se il reddito disponibile cala, si ridurranno ancora i consumi e non sarà possibile rilanciare la crescita in Italia. Ecco perché l’idea di introdurre un ‘’salario minimo’’, scardinando l’attuale sistema dei contratti collettivi nazionali,  potrebbe mettere a rischio l’obiettivo primario che si è posto il governo Renzi: quello di rilanciare lo sviluppo.

LA PROPOSTA DI MORANDO

A mettere sul tavolo l’idea di un salario minimo è stato il vice ministro all’Economia Enrico Morando che, parlando ai manager presenti per l’incontro primaverile di Cernobbio, ha spiegato che l’arrivo di questa misura sarebbe accompagnato da due norme-corollario: la possibilità di derogare ai contratti nazionali di lavoro (tranne per le norme previste per legge) e la previsione di sanzioni per chi non lo rispetta questi pagamenti minimi che può arrivare al fino al tintinnare di manette, al carcere.

COME FUNZIONA IL SALARIO MINIMO

E’ chiaro che se arriva un salario minimo che può derogare ai contratti nazionali è per prevedere soglie ancora più basse di retribuzioni. Gli effetti, nefasti, sarebbero molti: si scardinerebbe completamente l’attuale sistema retributivo – un tentativo sul quale si sono esercitati già in molti nel recente passato –; si relativizzerebbe l’importanza dei sindacati nazionali, proprio in un momento nel quale la crisi della politica richiederebbe un maggior ruolo per i corpi intermedi di rappresentanza; si darebbe spazio all’Italia senza-regole che da sempre è la palude nella quale si muove bene solo chi è più forte. Magari si riuscirebbe a far emergere qualche lavoratore in nero, ma il contrappasso sarebbe la creazione di un nuovo zoccolo duro di precariato, con la riduzione di reddito e la crescita di incertezze che questo comporta.

INVERTIRE LA ROTTA

Per uscire dalla crisi non c’è altra soluzione che rompere l’area di precariato che si è creata in Italia. Solo nel 2012, ad esempio, l’Istat ha calcolato una contrazione dell’1,9 per cento dei redditi, a fronte di un aumento del 3% dei prezzi. E certo la soluzione non può essere l’inseguimento della Germania sulla strada dei Mini-Job, che hanno creato lavoro a basso costo. Una novità che – secondo alcuni osservatori – certo non ha portato fortuna politica al rosso-verde Schroeder, che ha dovuto cedere il passo alla Merkel.

L’unico modo per rilanciare la crescita è rovesciare questa logica di avvitamento sociale, tornare a dare il giusto valore al lavoro. Solo così si può dare dignità al lavoratore e certezza alle famiglie. Solo così si potrà tornare a crescere.

(Il commento integrale di Chiominto si può leggere sul suo blog qui)

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