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Che succede in Ucraina secondo Sapelli, Doherty, Della Vedova e Amendola

Non è un giudizio tenero quello che il professor Giulio Sapelli riserva alla politica europea e americana – o meglio occidentale, come preferisce sottolineare – degli ultimi anni, esprimendo tutto il suo disappunto per un presente – e la paura per un futuro – difficili da decodificare e comprendere. L’occasione è stata la presentazione di Dove va il mondo” (Guerini e Associati), ultimo lavoro dello storico ed economista, presentato ieri al Centro Studi Americani. Il saggio di Sapelli consente di snocciolare molte delle tematiche calde di queste ore, ascoltate nel corso della presentazione da nomi autorevoli del mondo politico, accademico, economico e diplomatico, come Paolo SavonaGiuseppe GuarinoAntongiulio de’ RobertisMarta Dassù.

CHI ASCOLTAVA IL MONDO RACCONTATO DA SAPELLI. LE FOTO DI PIZZI

KIEV VISTA DA WASHINGTON
Prime fra tutte la crisi ucraina, argomento dirimente nei recenti rapporti tra Washington e Bruxelles. Al tavolo dei relatori, moderati da Paolo Messa, sedeva infatti Kathleen Doherty  (qui il suo discorso completo), vice capo missione dell’ambasciata Usa in Italia che ha rimarcato le “serie preoccupazioni” di Usa e Europa per le azioni della Russia nella parte orientale dell’Ucraina. “Ciò a cui stiamo assistendo – ha detto la Doherty – è un tentativo illegale e illegittimo da parte di Mosca di destabilizzare uno Stato sovrano creando una crisi artificiosa all’interno della regione“. La rappresentante Usa ha quindi sollecitato Washington e Bruxelles a essere disposti a “mettere in atto nuove e rigide sanzioni contro coloro che sono che sono personalmente responsabili della crisi“.

L’INTERVENTO DI DELLA VEDOVA
Sul focolaio di Kiev si è soffermato il sottosegretario agli Esteri Benedetto dalla Vedova, che parlando di uno dei temi portanti del libro di Sapelli, quello dell’approvvigionamento energetico, ha detto che l’Italia non può accettare “ricatti economici di nessun tipo” dalla Russia, ma che l’obiettivo “è comunque quello di arrivare a una soluzione“. Anche per questo, ha ricordato il senatore di Scelta Civica, “non possiamo essere osservatori di eventi in cui c’è in gioco la sicurezza europea“.

L’ANALISI DI AMENDOLA
Eventi come la crisi ucraina, per l’appunto, ma anche le tensioni che hanno fatto implodere Paesi vicini come la Libia e che costituiscono un dirompente elemento di instabilità per l’intera regione nordafricana. Un’area finora colpevolmente trascurata da Roma, ma che costituisce il naturale terreno di proiezione internazionale dell’Italia e dell’Europa e il vero nodo delle moderne politiche geostrategiche secondo Vincenzo Amendola, capogruppo del Pd in commissione Esteri alla Camera. “L’Unione europea – ha sottolineato – è stata finora troppo timida nei confronti di quanto accade non solo a Kiev, ma anche durante il fermento democratico delle primavere arabe. Per rivendicare un ruolo nella Storia, dobbiamo riappropriarci di un protagonismo costruttivo, che passa attraverso un sostegno concreto di chi chiede a gran voce che i propri diritti umani vengano riconosciuti. Visto il nostro immobilismo, quelle richieste vengono invece colmate anche da chi non ha intenzioni benevole o democratiche. Al momento le aspettative di un intervento europeo coordinato nei teatri di crisi sono pressoché nulle e questo si ripercuote negativamente sulla fiducia nei nostri confronti e sulla costruzione di politiche di stabilità. Dobbiamo invertire questa rotta”.

LE PAROLE DI SAPELLI
Parole senz’altro condivise da Washington -, che attraverso lo stesso presidente americano Obama nei suoi incontri con il premier Matteo Renzi, ha espresso l’auspicio che l’Italia assuma un ruolo di maggiore protagonismo nel Mediterraneo -, ma che hanno trovato l’assenso anche del professor Sapelli, che ha chiuso l’incontro-dibattito sul ultimo suo libro.

Mentre l’Europa si perde nella sua stagnazione più che nella sua depressione, – ha sottolineato lo storico ed economista, editorialista del Messaggero -, la Russia appare sempre più isolata. E questo è un errore. “Soltanto l’integrazione con Mosca può porre fine alle rivolte arabe che mettono in crisi l’assetto europeo e porre fine al caos. Il campanello ucraina è un allarme che bisognerebbe ascoltare. Della Russia ha bisogno economicamente e diplomaticamente soprattutto l’Italia, che paga oggi un dazio eccessivo a un asse nord-teutonico“. La soluzione dello squilibrio mondiale che favorisce una Cina sempre più potente e aggressiva passa per Sapelli dall’Europa “immaginata dal generale Charles De Gaulle“, un continente unito “dall’Atlantico agli Urali“. Un disegno che per il professore non esclude gli Usa, anzi li rafforza nella leadership dell’Occidente, da rilanciare anche attraverso nuove visioni e patti strategici, come il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), il trattato di libero scambio commerciale ormai allo sprint finale e che per la sua portata e le sue implicazioni, non solo economiche, potrebbe costituire per Sapelli “un elemento di stabilità mondiale” e un nuovo “spartiacque” della Storia moderna.

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