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Le tre parole per un buon Primo Maggio

Pubblichiamo l’editoriale di Fabbrica società in occasione del Primo maggio che sarà on line da domani.

Un tempo nuovo si annuncia davanti a noi. Alle spalle la festa della Liberazione. Oggi quella del Lavoro. In mezzo la domenica delle canonizzazioni di due pontefici. Il 25 aprile che parla con le parole di Carlo Azeglio Ciampi ed è lo snodo di “continuità tra il Risorgimento, la Resistenza e la Costituente”. Il Primo maggio che rammenta il termine fondante della Repubblica, sancita nel primo articolo della Costituzione, mentre i tre segretari generali del sindacato confederale si ritrovano a Pordenone, cuore della vertenza Electrolux e simbolo dell’indebolimento del sistema industriale in Italia. Tra i due eventi, Papa Francesco che afferma come “l’iniquità sia all’origine dei mali sociali”.

In questa girandola di celebrazioni ed affermazioni si coglie la nuova accelerazione della fase presente che si può vivere con trepidazione, o con paura. Per ritrovare la fiducia ci vogliono valori condivisi. Per non cedere ai timori, bisogna evitare di mettere la testa sotto la sabbia. Il filo d’oro che lega i valori della Libertà, del Lavoro e dell’Equità è l’appiglio sicuro per poter guardare al domani, anzi al dopodomani. Le elezioni europee alle porte devono farci riflettere sui grandi valori, anziché sui possibili riflessi negli equilibri politici in Italia.

E’ evidente che il governo nazionale rimarrà al suo posto qualunque dovesse essere l’esito del voto per l’Assemblea di Strasburgo. L’Italia dovrà assumere a giugno il semestre di presidenza europea. Se entro quella data non farà le riforme previste dall’esecutivo, non avrà voce in Europa. “La società civile- ammoniva nella primavera del 1975 Aldo Moro – lo statista di cui il prossimo 9 maggio ricorre l’anniversario dell’assassinio – è posta più importante che prima, di fronte a quella politica. Si è fatto universale il desiderio di giustizia e ha sorpassato il confine dello Stato. Un profondo bisogno di verità e giustizia si fa avanti. E’ insomma un mondo nuovo quello nel quale siamo chiamati ad esercitare la nostra funzione. Ebbene noi comprendiamo ed accettiamo la nostra funzione”.

Parole di quasi quarant’anni fa in piena sintonia con quelle pronunciate quest’anno dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Ai giovani talenti che rappresentano l’Italia del futuro,che stanno costruendo adesso il futuro, vorrei dire: fate valere la vostra insoddisfazione e le vostre esigenze, fatele valere con il massimo sforzo di razionalità e di responsabilità. Solo così potremo portare il Paese fuori dalla crisi”. Parole solenni che rappresentano una irrinunciabile esigenza di giustizia sociale utile a garantire un futuro migliore soprattutto alle giovani generazioni, ai nostri figli.

Sono quelle parole che ci piacerebbe ascoltare nelle tante piazze d’Italia. Per avere meno paura nel tempo che ci tocca vivere adesso e per non averne più a partire da dopodomani. Scriveva Seneca nelle sue Lettere a Lucilio: “Continua nei tuoi progressi e capirai che sono meno da temere proprio quelle cose che fanno più paura”.

Buon Primo maggio!

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